Alle volte c’è bisogno di una certa leggerezza sonora che rilassi e soprattutto che sia fatta bene. I tedeschi The DogHunters ci provano con un nuovo album intitolato Splitter Phaser Naked (meravigliosa la copertina) che è una sorta di manuale per uno dei decenni d’oro della musica (forse “Il Decennio” non è così improbabile) in cui convivevano armonicamente melodia, sperimentazione e tecnica. Il quintetto di Colonia mescola molti generi, ma di base si potrebbe parlare di garage rock usato appunto come rampa di lancio per tutto il resto.
Sebbene le sorprese non siano così nette, bisogna dire che la band sa come intrecciare al meglio gli elementi sonori che vuole proporre, peccando forse di una direzione non proprio chiarissima e creando una sorta di compilation involontaria. I brani sono comunque ben fatti e prendono numerose direzioni, come “How Do You Know”, con il suo incedere punk caratterizzato da un groove coinvolgente e assoli di chitarra acidissimi; il funky sbarazzino di “T4”, con un’infarinata di jazz nel finale; il blues/country di “Hitchhiker”; la pop “Miss Luna”, con i suoi incroci tra sonorità anni ‘60 e indie rock. La rilassatezza comanda sempre tra i solchi dell’album e non ci sono mai momenti più duri, tranne forse in “Beat Me Up” con quei riff trascinanti heavy rock e un coro coinvolgente (molto sfiziosi i diversi cambi di tempo). Anche i brani più canonici e quadrati danno una buona impressione e difatti basta ascoltare esempi come “Peanut Butter Way” (saltano alla mente i nostrani OJM), con quel mood psichedelico pieno di wah wah chitarristici, come pure la rock alternative oriented “Make It Happen (Love Ain’t In Vain)” dall’ottimo lavoro di basso e dalle vocals azzeccate. La voce non brilla particolarmente, ma si adatta al meglio e nel complesso è l’anima dei musicisti a venire fuori bene: spicca forse maggiormente in “Garden of Eden”, con il suo crescendo celestiale intriso di etereo pop/rock anni ‘70. Non tutto va però nel verso giusto e diverse tracce sono spente, come l’opener “The On Going Story Of Rodrigo Amazonas Jah Experience”, con il suo space rock/funky incompleto, o le statiche “Lost in System” e “Love and Let Go”. Andando a tirare le somme, il disco diverte in ogni campo, ma il timore è che vada a riflettersi solamente su una stretta cerchia di ascoltatori, e forse il genere avrebbe bisogno di una rinfrescata mentre qui è troppo autoreferenziale.
In definitiva l’album è un discreto prodotto, forse anche buono, ma che ancora deve trovare una giusta dimensione e idee più forti.
(Tonzonen Records, 2019)
1. The Ongoing Story of Rodrigo Amazonas Jah Experience
2. Peanut Butter Way
3. How Do You Know
4. T4
5. Hitchiker
6. Make It Happen (Love in Vain)
7. Beat Me Up
8. Lost in System
9. Blue Remix
10. Garden of Eden
11. Love and Let Go
12. Miss Lona