C’è chi si appassionò fortemente al connubio tra hardcore e At The Gates di Perpetuum e come biasimare poi chi si prese una cotta per l’evoluzione stilistica di Isolation, tutto normale. E ora questo EP?
Questo nuovo lavoro chiamato semplicemente The End Of Six Thousand Years presenta una band completamente rinnovata, in cui non c’è più spazio per la gentilezza, per le carinerie, o meglio: ce n’è di meno. Ecco spiegato perché nei lavori precedenti si percepiva qualcosa di represso, contenuto, sigillato, che non vedeva l’ora di essere liberato, tutta la furia covata dentro esplode qui con tre brani freschi freschi più una cover dei (non più tanto) velenosi Today Is The Day. Bene. Cosa cogliamo da questo? Beh anzitutto che i T.E.O.S.T.Y. hanno deciso di dare libero sfogo a una violenza sonora notevole, che non ne ha assolutamente compromesso la capacità d’espressione perché quei lancinanti fraseggi di chitarra ci sono sempre e se mi è concesso, ora fanno più male che in passato; non sto qui a dire che la band è migliorata, nossignore, il nucleo è sempre lo stesso seppur le 6 corde sono questa volta graffiate da Michele Basso (Viscera///, Formalist) e Gianmaria Mustillo (Hierophant, Lambs, Carnero, Abaton), ma si sono armati di un nugoléto ben più truce e a noi, amanti delle sassate sonore, non può che render lieti. Il così abietto macinar note disumane di “Endbearer”, il gridare in preda al dolore misto a quel momento di delicato arpeggiare sofferenti melodie di “Collider”, inutile continuare così: questo EP è praticamente la tortura sonora che tutti vorremmo ricevere – diretto, martellante, chiassoso e spinoso. Ottimo.
In ultimo va detto che un cover artwork diverso da quello che campeggia a fronte non poteva esistere: decadente, turpe, avvilente e poetico.
(Hypershape Records, 2023)
1. Collider
2. Endbearer
3. Voidwalker
4. The Man Who Loves To Hurt Himself (Today Is The Day cover)