A distanza di quasi sette anni si riaffacciano sul mercato discografico i romani The Foreshadowing con un nuovo e corposo EP dal titolo Forsaken Songs. I Nostri non hanno più bisogno di presentazioni, ormai sono delle personalità conosciute ed apprezzate nel panorama gothic doom, e oggettivamente anche un vanto per la scena italica. Pochissimi passi falsi nella loro carriera, una discografia che ha sempre mantenuto livelli piuttosto alti, magari senza variare troppo sul genere proposto, ma alla fine può andare bene così. Se vogliamo essere pignoli dall’esordio del 2007 (Days of Nothing) i ragazzi sembrano forse aver dato più spazio ad aperture un po’ più solari, per quanto di solare ci possa essere nel doom gothic, intendiamoci: ciò si è tradotto nel tempo in alcune linee melodiche più ariose, pur mantenendo costante il tema della malinconia venata di un certo spleen sontuoso tipico dei maestri inglesi del genere.
Forsaken Songs contiene sei brani suddivisi tra cover, riarrangiamenti e pezzi originali, e in tal senso ci vengono in aiuto le note del press kit: “We the Others” è un inedito così come “Memento” (pensata però per Second World), “The Forsaken Son (twilight revival)” è un riarrangiamento dell’omonimo pezzo presente nel disco sopra citato, “Paranoid Boyd” e “The Rains of Castamere (a Requiem for Wolves)” erano uscite solo in formato digitale (e la seconda traccia è cover dell’omonimo brano facente parte della colonna sonora di Game of Thrones), mentre “Such a Shame” è la cover del capolavoro eighties a firma Talk Talk. Le canzoni che i The Foreshadowing hanno deciso di inserire ci forniscono un bello spaccato del loro indirizzo musicale attuale: malinconia e ariosità si uniscono in trame robuste, corpose, estremamente orecchiabili (caratteristica questa che ha sempre contraddistinto i Nostri), dotate di un taglio epico e magniloquente, mai barocco, che si concretizza splendidamente nella scelta di coverizzare “The Rains of Castamere (a Requiem for Wolves)”; la voce di Marco Benevento è come sempre potente, chiara, inconfondibile così come le linee di chitarra (alle volte quasi pinkfloydiane!) e la sessione ritmica, dove lo ricordiamo milita ormai da tempo Giuseppe Orlando alla batteria. C’è inoltre un interesse ormai consolidato per le cover e per gli anni Ottanta (ora i Talk Talk, in passato anche Sting), che acquisiscono nuova linfa vitale in mano a questi ragazzi, aumentandone esponenzialmente i tratti più mesti che magari avevano solo in nuce.
Forsaken Songs è un EP, ma la sua durata di almeno mezz’ora e i suoi contenuti musicali, abbastanza importanti da un punto di vista dell’impegno emotivo che richiedono, lo elevano quasi a un full vero e proprio. Certo, conoscendo i lavori dei The Foreshadowing si è abituati a lunghezze ben più dilatate, che oggettivamente alle volte finiscono per sfibrare l’ascoltatore. Questo lavoro invece è un biglietto di presentazione perfetto per entrare nel mondo apocalittico e dimesso dei Nostri, ammesso che ci sia ancora qualcuno che non si è mai imbattuto in questa band. Sei brani per sei momenti di assoluto valore, che avrebbero beneficiato di impatto maggiore se il disco fosse uscito alcuni mesi fa a cavallo tra l’autunno e l’inverno, le stagioni che, ça va sans dire, meglio si adattano a loro.
(Ardua Music, 2023)
1. We the Others
2. Memento
3. The Forsaken Son (twilight revival)
4. Paranoid Boyd
5. Such a Shame
6. The Rains of Castamere (a Requiem for Wolves)8.0