Forse durante i primi approcci a Problems avevo delle aspettative fantascientifiche. Non tanto la pretesa di trovarsi di fronte a un capolavoro senza se e senza ma, non solo comunque, ma come se magicamente, ascoltandolo, fossi dovuto miracolosamente tornare diciassettenne. E invece ero ancora qua. Per cui l’ho dovuto lasciare sedimentare e dosarne gli ascolti. Non sono tornato diciassettenne ma in compenso ho trovato quel capolavoro che mi aspettavo.
Non è uno spartiacque paradigmatico come furono Four Minute Mile o Something To Write Home About ma un album che funziona un po’ come fosse un manuale e che è un’enorme lezione per tutti. In termini di efficacia, senso della misura, lirismo, gradevolezza e gusto. Il tutto imprimendo il trademark dei Get Up Kids che furono, e quindi abbandonando pure certe loro parentesi di allontanamento. L’aria che si respira è quella dei tardi Novanta, ma né puzza di stantio, né sembra invecchiata male. Si parte con il singolo “Satellite” ed è come sentirsi a casa, nella stanzetta vecchia di casa, loro eleganti e delicati con quel tipico velo di mestizia. Sempre in bilico tra un minuzioso scandagliare la più timida e recondita fiammella di energia per soffiarci sopra fino ad ottenere dei burnout incendiati, desideri di party disattesi e quella profonda sensibilità che può covare un outsider. Le tastiere, a volte smaccatamente pop, puntellano di leggerezza pure i momenti di più ruffiano punk rock. “Common Ground”, una sorta di ballad con Kori Gardner dei Mates of State come guest, segna una sorta di giro di boa. E dopo l’intro boombastica e plasticosa di “Waking Up Alone”, Problems, che comunque non ci stava per nulla dispiacendo, si trasforma, invece, finalmente, in una meravigliosa escalation che avrà il suo culmine nell’immenso climax emotivo della conclusiva “Your Ghost is Goney”.
Problems è uscito negli Stati Uniti per Polyvinyl Record Company e Dine Alone, in Europa via Big Scary Monsters in digitale, cd e vinili di ogni sorta e colore. Oltre a “Satellite” è uscito un videoclip pure per “The Problem is Me”. In un commento su YouTube un genio se ne è uscito con un “It’s not a phase, mom!”. Se vale lo stesso pure per voi, allora Problems è un album obbligatorio.
(Polyvinyl Record, Dine Alone, Big Scary Monster, 2019)
01.Satellite
02.The Problem is Me
03.Salina
04.Now or Never
05.Low Burlow
06.Fairweather Friends
07.Common Ground
08.Waking Up Alone
09.The Advocate
10.Symphony of Silence
11.Brakelines
12.Your Ghost is Goney