Sono passati sei anni dall’ultima fatica in studio dei nostrani The Sade ossia quel Grave (Clicca Qui per leggere la recensione) che si distaccava parecchio dalla furia rock’n’roll degli esordi per concentrarsi su delle sonorità più lente e ragionate rispecchiando l’ovvio amore per Danzig ed una certa affinità per il gothic rock/new wave ottantiano. Non si sapeva a cosa avrebbe portato quel terzo disco ed oggi il trio capitanato da Andrew Pozzy (ex chitarra degli OJM) ritorna nuovamente sulla scena con una lineup parzialmente rinnovata con l’ingresso della granitica bassista Silvia (attiva nella scena stoner/doom con i Kröwnn) al posto del dimissionario Marco che decide di dedicarsi totalmente ai Messa. Nocturna potrebbe essere considerato in due modi: un capitolo isolato oppure il vero e proprio punto di svolta derivato dal durissimo periodo causato dalla pandemia.
Questo lavoro fa piombare ancora di più nel buio le sonorità già cupe della band. Le sfuriate rock’n’roll/punk dei tempi andati sono state praticamente abbandonate, tranne sporadici momenti, in favore di una massiccia componente gothic rock/dark wave che era la venatura principale del primo album (Damned Love) ma in questo caso viene ampliata in maniera esponenziale. Fin dalla copertina si capisce che sono cambiate molte cose dato entrano in gioco stratificazioni sia sonore che visive come il gallo nero che, a detta della band: “pone il trionfo della “bestia” in una visione pessimistica e nichilista della condizione umana, che mai come di questi tempi diviene fragile e colpevole. È un rimando grafico al medioevo come periodo buio, dominato da ignoranza e incertezza, paragonabile a quello che stiamo vivendo oggi. Il gallo è simbolo di passaggio tra vita e morte, luce e ombra, inizio e fine, caduta e rinascita, altalenante come gli umori causati delle recenti costrizioni” Il riff iniziale, dell’opener “Sinner”, sorprende positivamente per il suo essere bizzarro: melodico ma allo stesso tempo oscuro e variegato ben integrato ad inserti acustici, un pathos epico e tragico fino al tipico cantato tenebroso, in questo caso decisamente effettato ed alieno. In seguito le sonorità si snodano in diverse vie: si passa dai suoni robotici colmi di sintetizzatori (“End of Time” con il groove di basso ben presente come pure nell’intermezzo a nome “Oracle”) ad inserti orchestrali sperimentali (“King and Queen”) attraversando ballad pacate ispirate a Johnny Cash (l’interessante e non scontata “Lullaby”). Sono comunque aspetti che formano solo una parte del disco che muta, si evolve e si contorce senza mai dimenticarsi dell’aggressività originale che viene fuori nella dura “No Mercy” e nella cavalcata metal di “Another Prayer” piena di cori anni Ottanta. Ciò che lascia un po’ perplessi è la produzione leggera che mette in risalto unicamente la componente melodica lasciando troppo in ombra la sezione ritmica che molte volte fa la differenza (le dettagliate dinamiche di “She Dies”); sarebbe servita una botta maggiore agli strumenti. A completare l’opera ci pensano tre piccole perle: si inizia con la lunga “Long Live Death” (inaspettata per i loro standard), che vede un ottimo bilanciamento fra parti aggressive ed un solismo epico; la ballad “Flatline”, che si pone in un bel equilibrio sia nelle componenti elettriche che in quelle morbide ed infine “Reflection”, che incanta per la sua velenosa coralità.
Nuovo corso? Esperimento momentaneo? In ogni caso questo Nocturna è il lavoro più complesso ed originale del gruppo; forse anche il più maturo, che finalmente va oltre certi confini, però risente ancora di qualche piccolo difetto che ogni volta attanaglia la band in una fastidiosa morsa.
(Go Down Records, 2022)
Capitolo I – Vesperum
1. Sinner
2. End of Time
3. No Mercy
4. Guilty
5. King and Queen
6. Oracle
7. LullabyCapitolo II – Tenebris
8. She Dies
9. Long Live Death
10. Another Prayer
11. Flatline
12. Drama
13. Reflection