Che differenza c’è tra The Smile e i Radiohead? Ha senso avere in futuro un nuovo disco dei Radiohead o ormai l’evoluzione vira pesantemente nella direzione de The Smile, rendendo ormai inutile un nuovo lavoro dello storico combo britannico? Oppure The Smile è solo un progetto che attinge da un deposito musicale sterminato e ideato apposta per continuare a rimanere attivi guadagnandosi la pagnotta senza mostrare nulla di nuovo all’orizzonte?
Con il precedente A Light for Attracting Attention avevamo già imparato a conoscere la nuova creatura composta dagli stranoti Thom Yorke e Jonny Greenwood, i quali si avvalgono dell’ausilio dell’altrettanto noto Tom Skinner, batterista jazz ormai pilastro del movimento jazz-funk-afro inglese grazie alla sua attività nei Sons of Kemet, ma non solo. The Smile ha tra le proprie fondamenta le intenzioni e le metriche cosmic-kraut del suono Radiohead di fine anni Novanta, condite con le nuove influenze avute dal duo Yorke/Greenwood nei successivi venticinque anni di carriera: dall’electro-pop minimalista alla poliritmica musica indiana, dal math rock al funkbeat, dalle orchestrazioni tipiche delle colonne sonore a, inevitabilmente, tutto ciò che può rimandare ai Radiohead. Quindi qualcuno potrebbe esclamare a questo punto: “Beh, stiamo parlando dei Radiohead degli ultimi quindici anni quindi!”. La risposta non è così triviale in realtà, considerando il minimalismo pacifico di A Moon Shaped Pool. In questo marasma di stili i tre paiono a proprio agio, cosa non propriamente scontata: la maestria di Tom Skinner sembra donare nuova linfa alla prorompente logorrea musicale dei due Radiohead, rendendo questo progetto decisamente non trascurabile, sebbene a volte le intersezioni tra questo presente/futuro e il passato siano palesemente ingombranti. Wall Of Eyes risulta essere un disco più coeso del predecessore e, se vogliamo, più riuscito in quanto più continuo e meglio arrangiato, grazie anche a un rodaggio massiccio dei pezzi effettuato durante i live. La direzione generale sembra partire dai lidi del controverso The King of Limbs, al cui confronto Wall Of Eyes risulta decisamente più a fuoco e meno prolisso. Gli arrangiamenti chitarristici del lotto rischiano di essere i più ispirati e simultaneamente cervellotici dai tempi del 2009: la verve rock di In Rainbows viene infatti contaminata dalle ritmiche sincopate dell’ottimo Skinner che passa con disinvoltura da intrecci dispari crimsoniani a marzialità più a stampo Can (“Read The Room”, “Teleharmonic”). I momenti più debitori dei Radiohead rimangono indubbiamente gli episodi più ballad o comunque low-tempo (“You Know Me!”, “I Quit”, “Friend Of A Friend”) in cui qua e là fanno capolino dei crescendo e delle orchestrazioni che ormai sono un po’ il marchio di fabbrica del duo Yorke/Greenwood. Gli episodi forse più riusciti sono quelli in cui i Nostri cercano di mescolare le carte in tavola cercando di trasformare i rimandi in evoluzioni più di gruppo (“Wall Of Eyes”) e costruendo dei pezzi in cui le diverse influenze evolvono in modo più omogeneo verso climax cinematici dai sentori post (“Under Our Pillows”, “Bending Hectic”) la cui costruzione è ben nota agli aficionados dei personaggi coinvolti.
Potrebbe comunque rimanere il sospetto che questo sia un progetto che sfrutta una mole immensa di materiale rimasta non elaborata a pieno nel corso degli anni da Yorke e Greenwood, ma rispetto al precedente episodio targato The Smile – che colmava più delle mancanze dei moderni Radiohead invece di esprimere a pieno il lavoro di un gruppo – Wall Of Eyes mostra anche nuove composizioni che ben integrano il talento di Skinner mostrando come, al netto di inevitabili rimandi, il progetto The Smile abbia eccome senso di esistere, soprattutto se confrontato con gli altri innumerevoli side projects del duo (ex?)-Radiohead. Gli episodi meno ispirati rimangono comunque godibili e sensati all’interno del lavoro, mostrando un’urgenza artistica che è più manifestazione di qualcosa di nuovo invece di assenza di qualcosa di vecchio. Quindi sì, si inizia a intravedere in modo più marcato una certa differenza tra The Smile e Radiohead. Però occhio: con questi tre lavori – infatti il seguito di Wall Of Eyes, Cutouts, è uscito il 4 ottobre e presto comparirà su questi schermi – in due anni l’asticella è stata mossa verso l’alto. Questa potrebbe essere una ulteriore pressione nei confronti degli altri membri più inattivi dei Radiohead verso cui si rivolgono aspettative che rischiano di essere disattese. Nel dubbio, The Smile ce li teniamo volentierissimo.
(XL recordings, 2024)
1.Wall Of Eyes
2. Teleharmonic
3. Read The Room
4. Under Our Pillows
5. Friend Of A Friend
6. I Quit
7. Bending Hectic
8. You Know Me!8.0