Sotto le insegne incandescenti della genovese Brucia Records avviene un incontro tra due realtà estremamente interessanti all’interno del panorama underground. Lo split tra gli americani The Sun and the Mirror e i nazionali Pseudodoxia propone un’idea sonora che punta alla meditazione mediante un soundscape oscuro e sinistro. Il dolore, a cui è riservato il posto d’onore all’interno delle composizioni, trasuda da ogni nota del disco, in ogni sospiro e persino nella veste grafica del prodotto.
Già nei primi secondi di “EON : S o o t h : ECHOES” il suono freddo e tagliente del duo italiano ci avvolge dando le prime connotazioni all’architettura sonora, saturando l’aria con diversi layer di droni che lentamente si aprono a un arrangiamento che vira verso un sound più doom, dove chitarre affilatissime si fanno spazio tra il groove di batteria e i versi senza speranza di Void. Con “H o l y : PIG : S o l a c e” la veste più noise dei Pseudodoxia entra in campo, la composizione muta continuamente tra intrecci harsh e un’orchestrazione degna di una colonna sonora, mentre tutt’intorno l’organicità delle tracce elettroniche dialoga perfettamente con la componente ritmica. Il brano oscilla, è una tempesta sonora che trasporta l’ascoltatore in un incubo desolato in cui una voce compare a tormentarci di tanto in tanto fino a raggiungere il climax finale, in cui tra sprazzi rumorosi fa capolino la voce lamentosa di un theremin (affidato alle mani di Ays Kur, direttamente dai Die Kur) che conclude la prima metà dello split. Il lavoro del duo americano si basa su una componente più melodica e trascinata – più “pulita”, in un certo senso. La struttura di “The Relinquishment of Hope” è quanto di più essenziale possa esserci. L’apertura è affidata a un lento arpeggio di chitarra che funge da contorno alla voce di Reggie Townley, impegnato a declamare liriche profondissime che ci accompagneranno per quasi l’intera durata del brano, che si svolge per ben quindici minuti con lo stesso andamento per poi fermarsi di colpo per qualche secondo. A questo punto mi aspettavo un cambio sostanziale di rotta, che – ahimè – non avviene. Per altri sette minuti si ripete lo stesso pattern già ascoltato in precedenza: arpeggio/voce/batteria minimale; sebbene ogni tanto delle timide componenti più audaci facciano capolino il mood della composizione non riesce a tenermi attento fino alla fine. Peccato.
Sebbene fossi rimasto affascinato dalle premesse sotto cui il disco era stato annunciato, l’opera in sé mi risulta abbastanza “dispari”, dove da una parte la ricerca sonora (e, diciamolo, anche l’audacia compositiva) dei Pseudodoxia prevale su tutto il disco. Sebbene uno split non sia assolutamente una gara, va detto che dopo i primi due brani il mood dell’ascoltatore rimane settato su determinati standard, standard che – a mio avviso – non sono stati raggiunti dal duo di Sarah e Reggie Townley, e di ciò mi dispiace perché avevano dato prova di un’ottima abilità di scrittura in Dissolution to Salt and Bone (2021, Brucia Records), a mio avviso disco di qualità di molto superiore. In conclusione, non riesco a dirmi pienamente convinto della riuscita del progetto, che, ripeto, ritenevo estremamente interessante viste le premesse. Rimane comunque apprezzabile il lavoro che Brucia Records – che ritengo una della label più toste del panorama – ha curato e confezionato con tanta dedizione.
(Brucia Records, 2021)
1. EON : S o o t h : ECHOES
2. H o l y : PIG : S o l a c e
3. The Relinquishment of Hope