La Germania ha sempre avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’heavy metal più puro, ma anche nel metal estremo (dal thrash metal seminale degli anni ’80 fino al death e al black metal) ha sempre detto la sua, ed è proprio da quella che fu l’antica Alemannia che vengono i Thron, band proveniente dalla regione della Foresta Nera (come poteva essere diversamente ?) e attiva sulla scena dal 2015. Ma le radici del suono dei Nostri sono molto più a settentrione, quasi separati alla nascita da Madre Svezia, infatti le influenze del loro black/death melodico sono da ricercare nei vari Dissection, Necrophobic, Unanimated, Vinterland, Sacramentum, Dawn e tutte quelle band che negli anni ’90 hanno portato alto il vessillo del black/death, ma anche nell’heavy metal classico dei Judas Priest e nel progressive, senza però sfociare in post-qualcosa.
Non era facile replicare alle reazioni positive della critica nei confronti del predecessore Abysmal del 2018, ma sembra proprio che i Thron abbiano compiuto la missione, anzi si sono spinti ancora più avanti nella composizione; Pilgrim, pubblicato come il precedente dalla longeva etichetta transalpina Listenable Records, è un disco grezzo, oscuro, più cupo del precedente e le canzoni sono più brutali, ma al tempo stesso tranquille e atmosferiche, con una notevole vena malinconica, donando a tutta l’opera una dinamicità invidiabile.
Già dal primo brano “The Prophet” (di cui è stato girato anche un ottimo video) capiamo subito quale sia la direzione intrapresa dai cinque teutonici: blast beat a profusione, le melodie sono glaciali, i riff sono granitici e l’atmosfera è inquietante e malsana per tutto lo scorrere dei 54 minuti di durata del disco; il concept dell’album verte sulla figura del pellegrino, un uomo di fede e il suo girovagare in un viaggio spirituale verso la propria essenza, affrontando le proprie angosce e i propri demoni interiori, il tutto visto come metafora dell’essere umano con i suoi difetti e le sue contraddizioni. Molto spesso il black metal viene visto (a torto) dall’esterno come un genere scialbo di spiritualità, avvezzo solo alla blasfemia e alla dissacrazione, ma andando a fondo nei concetti espressi dalle band riusciamo a scorgere sentimenti e sguardi interiori che potrebbero sorprendere. Il disco ci accompagna in questo viaggio nel subconscio attraverso tipiche sfuriate made in Sweden, attacchi black/thrash (“The Valley Of The Blind”), brani cadenzati (la perla di death melodico “Gaia”), assaggi di scuola Dissection (la già citata “The Prophet” e la conclusiva “Into Disarray”), cambi di tempo vorticosi (“Hosanna In The Highest”) e up-tempo (“To Dust” , dalla grandissima doppia cassa, e “The Reverence”, maestosa e malinconica), lasciandoci con le orecchie intrise di arte nera suonata con i crismi dei migliori del genere.
I Thron non scopiazzano le band che li hanno influenzati perché aggiungono personalità, seguendo il percorso tracciato più di 25 anni fa, e sviluppano un proprio marchio di fabbrica; rispettate il culto di tali band, lasciatevi trasportare nell’oblio creato dai Thron e ne rimarrete soddisfatti.
(Listenable Records, 2021)
1. The Prophet
2. To Dust
3. Nothingness
4. Hosanna In The Highest
5. Epitome
6. The Reverence
7. The Valley Of The Blind
8. Den Of Iniquity
9. Gaia
10. Into Disarray