Dopo tre anni dall’ottimo Down Below ecco ritornare gli oscuri Tribulation con questo Where The Gloom Becomes Sound, terzo disco pubblicato da Century Media. Il processo di evoluzione del quartetto svedese è qui ad un nuovo stadio, incorporando nuovi elementi rispetto al lavoro precedente; partiti da un death metal oscuro e un po’ grezzo di The Horror, i nostri si sono trasformati in un’entità tenebrosa, con richiami che vanno dal gothic al dark (infatti il titolo di questo disco rende omaggio ad un verso dei Sopor Aeternus & The Ensemble Of Shadows) al metal classico, con armonie chitarristiche di ispirazione settantiana e melodie tetre, strizzando l’occhio in qualche frangente agli amati/odiati Ghost, e la voce aspra e maligna, ultimo baluardo del retaggio death metal. Where The Gloom Becomes Sound segna anche l’ultimo contributo compositivo del chitarrista Jonathan Hulten, primaria fonte creativa della band, che ha preferito avventurarsi in una carriera solista (con un progetto tra folk e Led Zeppelin). Le tematiche affrontano temi sia di introspezione che di mitologia ed esoterismo, come a dimostrare che l’oscurità risiede non soltanto all’esterno ma anche, e soprattutto, dentro di noi.
Il disco si apre con “In Remembrance” e la sua intro ipnotica e inquietante (degna di fare da colonna sonora ad un film di Dario Argento), dove si mixano riff di scuola NWOBHM, melodie gothic e la voce di Johannes, creando un brano coi controfiocchi, dal ritornello che la renderà sicuramente uno degli inni in sede live; neanche il tempo di respirare ed inizia “Hour Of The Wolf”, dall’incedere gothic rock, ma con melodie di chitarre più vicine all’occult rock anni ’70. Terza traccia del disco, “Leviathans” inizia con una batteria potente e cadenzata (parte integrante di tutto il pezzo) che si amalgama con la voce aspra e recitante di Johannes e le melodie delle chitarre, rendendola uno dei gioielli dell’album; “Dirge Of A Dying Soul”, dall’incedere lento e maestoso, dove il gothic rock va a braccetto con il doom e le tastiere creano un sottofondo quasi rituale, ci accompagna lungo il proseguimento dell’ascolto verso la strumentale “Lethe”, brano in cui il pianoforte, con le sue melodie, sembra proprio accompagnarci nel fiume dell’oblio.
Si riparte e il piede spinge sull’acceleratore con “Daughter Of The Djinn”, uno dei miei pezzi preferiti, dove batteria e chitarre sono debitrici nuovamente al periodo heavy metal anni ’80, creando una cavalcata concitata e melodica; solenne, cadenzata da batteria e riff granitici, “Elementals” prosegue il nostro viaggio nell’oscurità, con un’atmosfera che più delle altre composizioni ricorda i Ghost; un riff ipnotico e melodico ci accompagna in “Inanna”, dedicata alla dea sumera della fertilità, canzone che con la sua solennità sembra proprio voler ingraziarsi la divinità per rendere feconda la propria produzione. “Funeral Pyre” si insinua nelle orecchie con il suo riff da headbanging e le melodie delle due chitarre duellanti, creando, a mio avviso, l’episodio migliore del disco, con un interludio atmosferico e maestoso di inarrivabile pathos; l’album si chiude con “Wilderness”, cadenzata ed epica, dove ancora una volta le due chitarre disegnano melodie eteree e assoli che ammaliano l’ascolto.
Se qualcuno ha storto un po’ il naso per l’evoluzione dei Tribulation, si dovrà ricredere con Where The Gloom Becomes Sound, disco da avere nella propria discografia a tutti i costi, che ci restituisce una band che, seppur influenzata da correnti già praticate, rimane genuina e piacevolissima, dal primo all’ultimo minuto.
(Century Media Records, 2021)
1.In Remembrance
2.Hour Of The Wolf
3.Leviathans
4.Dirge Of A Dying Soul
5.Lethe
6.Daughter Of The Djinn
7.Elementals
8.Inanna
9.Funeral Pyre
10.The Wilderness