I nostrani Ulfhednar, nati nel 2014, dopo innumerevoli problemi di line-up dovuti a cambiamenti, pubblicano il proprio disco di esordio chiamato Mortaliter (datato 2017). Il quartetto romano si auto-descrive come una band che mescola diversi stili partendo in primis dal black metal (scena nord europea) ed aggiungendo man mano una moltitudine di elementi per rendere più variegata la proposta.
Come anticipato, il gruppo predilige sicuramente il black metal nordico e ciò lo si evince anche da un fugace ascolto dato che le tracce sono zeppe di scream vocals, chitarre gelatissime e feroci ed una sezione ritmica lanciata a velocità infernali con dosi abbondanti di violenza sonora. Pezzi come “Void”, “Ruler of Darkness” o la diretta “Alea” mettono le cose in chiaro sull’attitudine della nera compagine capitolina. Ma ai musicisti piace rischiare inserendo tastiere gotiche, invero usate in maniera fin troppo sporadica, bordate al limite del crust (la furibonda “Aes Inferni”) ed un continuo voler osare ma senza avere tecnicamente i mezzi per farlo. Il grosso problema dell’album è il voler fare esageratamente tanto ma alla fine dei conti riuscendo a fare troppo poco. Si prendano ad esempio “Mortaliter” con quel banale intermezzo doom metal che svilisce il mood del brano facendo risultare tutto fiacco, la sconnessa “Aes Inferni” (con quei forzati cambi di tempo) o la disastrosa “Fredda Pietra”, incasinato miscuglio di heavy metal classico e black metal; l’ascolto non è mai fluido e le varianti inserite son fin troppo basilari, poco sviluppate, scarne e prive di mordente. Non tutto comunque è riuscito male in quanto ci sono un paio di episodi come la micidiale “In Nomine Cuius” (che nonostante perda colpi in più di un’occasione, contiene un groove da headbanging niente male) e la riuscitissima “Addicted to Tragedy” che ricorda non poco gli Iron Maiden incrociati con il metallo della fiamma nera e che contiene al suo interno tanti piccoli tocchi interessanti, accelerazioni e rallentamenti ben integrati ed in generale una scrittura non banale.
Album in finale troppo pretenzioso che necessiterebbe più lavoro, un miglioramento sulla composizione ed il non ostinarsi ad essere diversi a tutti i costi. Magari la band potrebbe riservare delle sorprese ma al momento non ci siamo ancora del tutto.
(Autoproduzione, 2017)
1. Mortaliter
2. Aes Inferni
3. In Tenebra Noctis
4. Void
5. Fredda Pietra
6. In Nomine Cuius
7. Ruler of Darkness
8. Alea
8. Addicted to Tragedy