Correva il 2012 quando in terra d’Albione veniva alla luce il primo full-length dei brutal-deathsters Unfathomable Ruination, intitolato Misshapen Congenital Entropy.
Lo stile dei britannici si è dimostrato subito curato e facilmente riconoscibile, in quanto basato su una solida matrice U.S death metal rivisitata secondo canoni moderni, capace di mettere in risalto una preparazione tecnica ed una perizia esecutiva degne di nota. “Pestilential Affinity” parte in quarta con un feroce assalto sonoro senza compromessi: virtuosismi di basso e batteria scagliati a velocità iperboliche si fondono ad un riffing serrato e vorticoso, completato dal growling profondo del vocalist Ben Wright. “Thy Venomous Coils” parte con un incipit che richiama i Behemoth, per poi esplodere in un’orgia di riff scatenati, cambi di tempo repentini ed una sapiente alternanza tra parti in mid ed up-tempos. Indubbiamente degna di nota la quinta traccia “Nihilistic Theorem”, brano dall’approccio muscoloso pensato per una maggior resa in sede live, che cattura facilmente l’attenzione dell’ascoltatore grazie a ritmiche cadenzate che strizzano l’occhio al brutal vecchio stampo, tonnellate di blast beats e un refrain di facile memorizzazione. Il disco si mantiene sempre su ottimi livelli e conclude in bellezza con “Forge of Finitude”, brano che supera gli otto minuti di durata conducendo l’ascoltatore in una sorta di viaggio all’interno delle sfumature del death metal, partendo dall’old-school caro ai primi Origin e Deeds Of Flesh, passando per momenti oscuri e tecnici che ricordano i nostrani Septycal Gorge, inserendo poi sul finale riff marcatamente melodici che vanno a sfumare in un fade-out. Non si può in alcun modo rimanere impassibili davanti a quest’opera certosina, che finirà senza ombra di dubbio tra i migliori dischi brutal-death del 2016: gli Unfathomable Ruination sono riusciti nella titanica impresa di risultare freschi ed al contempo saldi ai precetti del genere, dando vita ad un album dall’ottimo songwriting, robusto e dannatamente accattivante.
Finitude è un disco eclettico, che riuscirà ad accontentare sia i classici e beceri “brutallari” sia coloro che prediligono tecnicismi e riff più ricercati. Non ci resta che promuovere ancora una volta gli Unfathomable Ruination a pieni voti e augurar loro una lunga e proficua carriera.
(Sevared Records, 2016)
1. Pestilential Affinity
2. Abdication of Servitude
3. Thy Venomous Coils
4. The Ephemeral Equation
5. Nihilistic Theorem
6. Neutralizer
7. Inhuman Reclamation
8. Pervasive Despoilment
9. Forge of Finitude8.0