Quando si cercano sonorità decisamente fuori dal comune, di nicchia, estremamente radicali, non sono poi molti i nomi a cui rifarsi. In questa ristretta cerchia quello di Sentient Ruin è uno di quelli a cui guardo più spesso, nei miei momenti di scoramento, quando la necessità di farsi del male è più forte del solito. La stragrande maggioranza delle loro uscite rappresenta quanto di meglio in ambito estremo, laddove la voglia di sperimentare nuovi linguaggi sonori si fonde con architetture quanto mai atipiche.
Anche quest’ultimo An Exacting Punishment degli Uranium, one-man band statunitense dedita ad un’ibridazione riuscitissima e dissonante tra black metal e industrial, guarda esattamente in quella direzione. L’album, che rappresenta il debutto per Uranium, è un autentico muro di rumore, tagliente, delirante, opprimente e disumano. Una sofferenza postmoderna figlia di una visione del mondo post-apocalittica. Ho scelto volutamente il termine “disumano” proprio per meglio rappresentare l’identità del progetto, che mostra un’attitudine e una vena identitaria dove non è possibile trovare nulla di minimamente “umano”. Anzi, il disco è senza dubbio l’antitesi di ogni umano sentimento, e può essere visto come l’annientamento dell’umanità nel suo intero.
An Exacting Punishment riesce a rendere concreto uno scenario sonoro da incubo che non è poi molto distante da quella che è la mia visione di quel presente che stiamo vivendo e che si sta già trasformando in un futuro ormai più che prossimo. È un attacco diretto alla disgregazione umana a base di power electronics, industrial e black metal, fusi tra loro in un inquietante mix che riesce a fotografare una società ormai collassata. Il suono del decadimento che propagandosi ad ogni livello ha seminato distruzione e annientato ogni velleità di sopravvivenza. Un autentico “incubo radioattivo” come lo definisce giustamente la Sentient Ruin. Come dar loro torto?
(Sentient Ruin, 2023)
1. Trinity
2. Prison of Flesh
3. Gnawing At the Bones
4. An Exacting Punishment
5. No Light