Quando sentiamo il nome “Varenne” i nostri rudimenti di pop culture ci richiamano alla mente le gesta di quel cavallo leggendario forgiato per la corsa che, fino a qualche anno fa, stravinceva ogni competizione a cui partecipava. Mutatis mutandis – citiamo alcuni stralci di bio -, questo “corpo animale” dal “suono primordiale” lanciato nella sua “veloce corsa onirica” viene preso a metafora dall’omonimo gruppo marchigiano: i Varenne appunto. Il loro esordio, uscito a settembre dello scorso anno, è un EP di quattro brani, coprodotto da Narvalo Suoni e dalla palermitana Impeto Records.
Il trio, privo di basso, articola i propri suoni muovendosi, con una forte propensione all’originalità, tra post hardcore e doom / sludge. Spicca in primo luogo una chitarra che dipinge con calde pennellate paesaggi sonori che hanno del cinematografico e che bilanciano i profondi e potenti affondi. Peculiari sono anche le influenze e il modo in cui si infiltrano tra le loro trame. Si aggiunga la cura nei testi, che non di rado si sposano a meraviglia con la musica. Esemplare, in tal senso, è il finale di “Onirica”, canzone scelta per la realizzazione di un videoclip. È un brano, questo – il cui titolo ne descrive bene la potenza visionaria -, che sa essere contemporaneamente pacato, straniante e, grazie alle tante incursioni sludge e ad un crescendo che è una vibrazione continua, possente e rude. Stupendo l’incipit, il ritmo e il tappeto sonoro della successiva “Le Città”, che forse potrà risultare non immediatamente digeribile al primo ascolto per il suo essere fuori dalle righe, grazie ad un’interpretazione vocale e a dei movimenti dal sapore post punk. Allo stesso modo certe coloriture post punk vengono richiamate dall’ululare mantrico della conclusiva “Hypermontagna”. Questo è il brano più lungo del lotto e conferma le propensioni evocative dei Varenne nel creare soundscapes cinematografici. Lo fanno strisciando sinuosamente, con lugubri boati, cambiamenti repentini e un doom ipnotico. “Origine”, invece, se funziona a meraviglia per le note acide doom / sludge, per una imprevedibile e cattivissima sfuriata black e una chitarra che segue maniacalmente l’evolversi della struttura del brano, forse pecca un po’ per la soluzione adottata in merito alle seconde voci.
Più ancora che di Varenne il trio marchigiano sembrerebbe avere le fattezze di Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, per complessità caratteriale e per l’indomito coraggio nell’approcciarsi ad un songwriting stilisticamente già definito e dalla personalità riconoscibile.
(Impeto Records, Narvalo Suoni, 2016)
1.Onirica
2.Le Città
3.Origine
4.Hypermontagna