I francesi Vestige dicono di fare “modern metal”: cosa significhi esattamente non è subito chiaro, un attento ascolto al loro debutto Janis è dunque esplicativo per comprendere la cifra stilistica dei Nostri. Ci troviamo di fronte a un post-metal che flirta prepotente con il post-black metal (sia nelle sue trame derivanti dallo shoegaze sia in quelle più aggressive) e con un certo progressive metal imbastardito da fughe ai limiti del mathcore e del djent. In larga misura la complessa alchimia sonora dei Vestige colpisce positivamente anche se necessita di numerosi ascolti, e solo in rari casi l’ascoltatore perde il filo del discorso.
I momenti più coinvolgenti sono quelli nei quali i francesi si ispirano agli Alcest, ai Lantlôs e secondo noi, forse inconsciamente, anche ai nostrani Novembre, quando cioè innalzano poetici muri sonori che giocano sulle atmosfere sognanti, sui crescendo e sulla melodia, per esplodere poi in deflagranti scream e travolgenti rasoiate delle sei corde. Quanto appena detto è riscontrabile nella tripletta posta in apertura, dove si giocano la parte del leone un po’ tutte le componenti della musica dei Vestige: l’interpretazione vocale di Théodore Rondeau è assai convincente, ondeggiando senza problemi tra clean, scream e growl profondo, mentre le chitarre e la sessione ritmica seguono pattern melodici tipicamente post-black metal senza però andare a copiare cose già sentite (un pregio in questo specifico genere). Le cose scricchiolano forse un po’ quando si pone l’accento sul lato più marcatamente mathcore e djent: si fatica un po’ a stare dietro alle continue variazioni di “Océan” e “Appel de l’Âme” (i due brani che vedono maggiormente il ricorso a questi generi), così come a parentesi così cervellotiche ed arzigogolate che talvolta fanno la loro comparsa di punto in bianco all’interno di canzoni che, fino a quel momento, avevano avuto un chiaro e piacevole filo conduttore. Sono casi disparati che non inficiano affatto sulla qualità di Janis, ma per dovere di cronaca li abbiamo citati perché costituiscono una faccia importante della musica dei Vestige. Di contro è indubbio che pezzi come i tre in apertura (“Différent”, “Deviens la Nuit”, “Démence de l’Âme”), la doppietta “Automne” (con il buon Neige a fare la sua comparsata nella “Part 2”), “Corrosion” (con degli inaspettati riferimenti addirittura a certe cose dei Deftones!), “Stigmates du Temps”, “Envol de l’Âme” e “Avant la Fin” (quest’ultima molto debitrice della Alcestiana “Sur l’océan couleur de fer” rendano l’ascolto piacevole e convincente.
I Vestige hanno tirato fuori dal nulla un lavoro affascinante, indubbiamente ben concepito e coinvolgente, che pecca talvolta di discontinuità dovuta forse alle tante componenti musicali messe in gioco. È però chiaro come i Nostri abbiano a disposizione un gran numero di soluzioni stilistiche, che se dosate in maniera più a fuoco (e non manca molto alla quadra definitiva) possono consentire al combo transalpino di fare un balzo qualitativo notevole. Per essere un debutto Janis merita però la vostra più totale attenzione.
(Season of Mist, 2024)
1. Différent
2. Deviens la Nuit
3. Démence de l’Âme
4. Océan
5. Automne Part 1
6. Automne Part 2 feat Neige (Alcest)
7. Appel de l’Âme
8. Corrosion
9. Stigmates du Temps
10. Envol de l’Âme
11. Avant la Fin