È passata una vita dall’ultimo lavoro dei teramani Vibratacore. Era il 2011 ed uscivano con l’ottimo Good Morning Pain confermando d’essere in Italia tra le realtà più interessanti in ambito post-hardcore. In quest’arco di tempo pare che abbiano scritto un full ma dei cambi di line up (arriva Sandro alla batteria mentre va via il cantante) riducono i Vibratacore ad un trio e Fango, che già aveva partecipato alle backing vocals, oltre alla chitarra si occupa del comparto vocale. Quell’album viene accantonato e inizia la scrittura di Resurgita.
Titolo, artwork e un paio di cover risultano essere non solo spie di cambiamenti ma un manifesto programmatico del loro nuovo corso. L’idea della resurrezione come imperativo, e uno scheletro simbolicamente reso come un uroboro a rappresentare rigenerazione e sviluppo della personalità. Anche i due omaggi scelti per chiudere l’album sono precisi e programmatici nel delineare il manifesto dei nuovi Vibratacore. La conclusiva “Wolverine Blues” e la ghost track “Wasting Away” dei Nailbomb, registrata dal vivo, suggellano un cambiamento musicale rivoluzionario nella discografia dei Vibrata. Abbandonato,immaginiamo per sempre, quel post-hardcore in cui pure eccellevano, la nuova formazione decide di concentrarsi su un death crust, con un occhio rivolto al death metal svedese, radici hardcore ben esposte ed atmosfere glaciali e ostili che flirtano con del black metal, palesando pure una certa simpatia per le cose di Mr.Cavalera. Fango ci va giù pesantissimo con la voce ed il riffing è malevolo e plumbeo, la sezione ritmica è muscolosa, sempre dura e nervosa. È chiaro sopra ogni cosa che il problema dei Vibratacore non è certamente quello di ghettizzarsi in un genere quanto invece usare grammatiche diverse per rendere esattamente tutta la loro rabbia, grazie ad un songwriting d’impatto ed estroso che evita ogni linearità e investe su soluzioni ricercate – si pensi all’assolo di “Border” che è un hapax.
Resurgita è un lavoro teso, cupo, sinceramente nero. È uscito ad aprile ma, in extremis, valeva la pena segnalarlo e parlarne. I Vibratacore, invece, sono resuscitati e la loro anima è più incazzata che mai.
(Autoprodotto, 2019)
01. Breathless
02. Abyss
03. Border
04. Died to Seem Alive
05. Wolverine Blues