
Andreas Hedlund ha preso parte a ben sei album dei Borknagar prima di tentare la carriera solista con i Vintersorg, che sono stati il suo progetto solista fino all’uscita di Cosmic Genesis (il terzo album del 2000). Fu quindi con l’entrata di Mattias Marklund nella band come membro effettivo, che i Vintersorg divennero un duo (chiamato The Vintersorgs). Condizione che mutò ulteriormente nel 2015, quando il passaggio a trio, sancito dall’arrivo di Simon Lundström, aprì una nuova fase nella vita della band, che prosegue tutt’oggi. E restando proprio sull’attualità, il 2025 si caratterizza per il ritorno della band, che con Vattenkrafternas Spel arriva all’undicesimo album, ennesimo interessantissimo esempio di come si possa mantenere il proprio personalissimo stile, pur cercando di spostarsi verso soluzioni differenti, ma comunque in linea di principio fedeli a quello schema tradizionale che li pone a metà strada tra il folk nordico e il metal più estremo di stampo scandinavo.
Vattenkrafternas Spel è un album decisamente malinconico, caratterizzato però da un taglio impressionantemente deciso in quanto a espressività, a completezza, a coinvolgimento emotivo. Vintersorg è ancora da considerare quindi un nome di una certa rilevanza in quel contesto che non nasconde di volersi cimentare con sperimentazioni che, partendo dalle sonorità folk legate al paganesimo, ambiscono ad arrivare alla massima espressione lirica possibile. L’album, che si compone di nove momenti diversi per oltre un’ora di musica, riesce a bilanciare tutte le sue anime (folk, pagana, vichinga, black) in nome di una caparbietà di fondo, che cerca, sempre e comunque, la melodia come elemento in grado di legare tutto quanto. È sostanzialmente l’apertura mentale dei tre ciò che rende tutto questo possibile, e che permette ai Vintersorg di non porsi limiti, e di riuscire ad affascinare anche coloro che si affacciano al progetto per la prima volta, con un senso di freschezza davvero notevole. Quello dei Vintersorg è un approccio epico quasi teatrale, che però non stona, e non suona troppo barocco, nonostante le tematiche toccate. Il loro è un album meno incline alla sperimentazione rispetto al più recente passato, che guarda con maggiore attenzione alla componente melodica di un idioma che, pur essendo molto poco affine alle nostre orecchie come quello svedese, mantiene e si caratterizza per una grande grazia e una spiccata musicalità.
Erano otto anni che non avevamo l’occasione di ascoltare il materiale inedito della band di Andreas Hedlund, otto anni in cui il trio non ha mai messo da parte in modo definitivo l’idea di realizzare un nuovo album, che – infatti – ci ha presentato a ridosso della fine dell’estate, grazie anche all’olandese Hammerheart Records, dopo una vita passata insieme all’austriaca Napalm Records. Otto anni in cui ci siamo chiesti che ne sarebbe stato della band dopo un album di difficile interpretazione come il doppio Till Fjälls Del II, con cui Hedlund aveva rivisto e rivisitato il primo album della band. Otto anni che sono svaniti non appena Vattenkrafternas Spel ha iniziato a suonare.
(Hammerheart Records, 2025)
1. Efter Dis Kommer Dimma
2. Störtsjö
3. Malströmsbrus
4. Från Djupet Dunstar Tiden
5. Ur Älv Och Å
6. Kraftkällan
7. Regnskuggans Rike
8. Skyrök
9. Ödsliga Salar


