Se lo sdoganamento della cultura vichinga come moda, come fenomeno pop, è un merito (o colpa, dipende) del metal, c’è un solo uomo che possiede il merito (e qui è merito e basta) di aver trattato il tema con la serietà e l’onestà necessarie. Quell’uomo risponde al nome di Einar Selvik.
E’ sotto gli occhi di tutti che lo scenario pagan/folk tanto in voga qualche anno fa – e spero di poterne parlare al passato – abbia messo in luce, e usato a proprio vantaggio, i lati più guerreschi o triviali della tradizione norrena, indubbiamente di facile presa su un pubblico già di per sé incline a tali tematiche. Per fortuna, a volerla guardare con l’occhio dello studioso e non del panzuto rievocatore storico, ci ha pensato con largo tempismo il musicista e compositore norvegese, mente e corpo dei Wardruna. Ne parliamo perché a fine gennaio è uscito Kvitravn, il quinto album in studio del collettivo, e noi ce la siamo presa decisamente comoda prima di scriverne una recensione, perché la materia trattata è di spessore, complessa, ma anche dai numerosi spunti e stimoli soggettivi – e comunque alla fine non sarà neanche una vera e propria recensione.
Non che ci sia poco da dire su Kvitravn, ma insomma, è uscito da un mese e ognuno può ascoltarlo e tirarne le proprie conclusioni. C’è però da riflettere su un paio di spunti, ad esempio sul fatto che l’album sia pubblicato da Sony – la major delle major, per un prodotto che è teoricamente la nicchia della nicchia; o sul recente impegno di Selvik nella produzione delle colonne sonore della celeberrima serie TV Vikings e dell’ultimo capitolo della saga videoludica di Assassin’s Creed, intitolato Valhalla. Ma anche che da allora siano spuntati più o meno dal nulla progetti come Heilung, Osi and the Jupiter, Forndom, Myrkur che si guarda indietro e pubblica Folkesange, o la collaborazione tra lo stesso Selvik e Ivar Bjornson (Enslaved). E, non per ultimo, lo status di un musicista che è ormai propheta in patria, vincitore di premi e onorificenze per il bene profuso nella ricerca nel campo della tradizione musicale locale. Insomma, qualcosa è accaduto.
Abbiamo usato il termine “ricerca” non a caso: quella dei Wardruna non è semplice rievocazione né sterile celebrazione, non è interpretazione di canoni e di stilemi, è semmai studio archeologico e musicologico sulla musica popolare scandinava (e non solo), nonché sulla cultura dei popoli norreni. Kvitravn è il lavoro di un musicista non pago, tuttora curioso e in continua evoluzione, quale d’altronde Selvik ha sempre dimostrato di essere. La musica si fa meno cupa e più strutturata, meno ambient se vogliamo, adeguata a un pellegrinaggio nei più suggestivi boschi scandinavi alla ricerca di una connessione ultima con la natura – tema concettuale del disco, a braccetto con animismo, magia, spiriti animali, evocazione di una saggezza millenaria. Stavolta l’atmosfera generale è supportata da singoli brani validissimi e indipendenti, capaci di toccare momenti di grande emozione ascensionale (penso a “Kvit hjort”), e alla centralità dell’elemento percussivo e dei bordoni è sostituita quelle delle voci – di Selvik, della sempre presente Lindy Fay Hella e di vari ospiti, tra cui la cantante tradizionale norvegese Kirsten Bråten Berg. Vi forniamo queste due coordinate giusto per specificare come pur trattandosi, per sommi capi, della stessa storia, la musica dei Wardruna sia tuttora in continua evoluzione. Direi anche in espansione, non alla sanguinosa maniera vichinga, ma grazie alla capacità di arrivare ad orecchie e sensibilità svariate e multiformi. Volutamente, la band non ha mai posto dei paletti cronologici o geografici (in questo disco è usato il crwth, strumento tradizionale gallese, giusto per dare un esempio) alla propria esplorazione, come se lo scopo fosse risalire alle radici più profonde di un comune sentire che valica i confini, partendo dal folklore nazionale per giungere all’universale.
Sta qui la risposta alle riflessioni iniziali: i Wardruna sono e sono stati capaci di arrivare a tutti, o comunque a molti, malgrado suonino musica per pochi, con passione, curiosità, studio e in maniera per nulla superficiale. Musica che poi, e questo è un parere puramente personale, raggiunge infine un valore artistico altissimo, encomiabile, da cui sicuramente bisogna prendere spunto per intavolare un simile discorso. Insomma, una vittoria per loro, ma anche una piccola vittoria per noi che crediamo che un’altra musica sia possibile.
(By Norse Music, Sony Music/Columbia Records, 2021)
1. Synkverv
2. Kvitravn
3. Skugge
4. Grá
5. Flygjutal
6. Munin
7. Kvit Hjort
8. Viseveiding
9. Ni
10. Vindavlarljord
11. Andvevarljod