WSTK è l’acronimo che inquadra il progetto post-rock belga che da oltre un decennio si sta facendo notare in ambito europeo. Sul filo di lana dell’anno che si chiude arrivano a presentarci il loro quinto album, Away, intimamente legato, come del resto tutti quelli del passato, all’idea di sonorizzare le immagini cinematografiche. Dopo la trilogia dedicata al cinema muto (BERLIN 1927, URSS 1926 e USA 1982) e Classical Re:works con cui hanno provato a dare nuova linfa alla musica barocca del XX° secolo, oggi scelgono di associare le proprie melodie al film di animazione dall’omonimo titolo di Gints Zilbalodis.
Il disco riprende le tematiche della pellicola, primo lungometraggio per il regista lettone, che guardano al viaggio di un giovane che cerca di tornare a casa, inseguito da un enorme mostro che lo tallona sempre di più. La precarietà delle dinamiche che dovrà affrontare il protagonista, incerto sull’esito del proprio viaggio, si ripercuotono nell’alternanza di intensità del’album, giocato proprio su questa dicotomia emotiva.
Strutturalmente siamo alle prese con un disco decisamente pianocentrico, anche se non mancano diverse interessanti digressioni elettriche dilatate che danno ampio respiro ai brani. Anche se l’anima portante di Away gioca intorno alle melodie armoniche delicatamente ricamate da Judith Hoorens, non possiamo non sottolineare come la rincorsa di basso e batteria a ritagliarsi un proprio spazio porti la nostra mente a guardare al tutto come ad un ibrido tra il romanticismo di Chopin e il minimalismo dei Mogwai.
(Kapitän Platte, 2022)
1. Parachute
2. Motorbike
3. Duel
4. Elephants
5. Turtle
6. Oasis
7. Flags
8. Skeleton
9. Llama
10. Avalanche
11. Airplane