Dopo il lisergico III, ultima fatica del quartetto polacco Weedpecker, sono occorsi parecchi cambiamenti fondamentali nella line-up del gruppo facendogli perdere tre quarti dei componenti storici. Ciò non ha frenato la voglia di fare musica e la band ha deciso di apportare un’ulteriore modifica, cambiando l’assetto da due chitarre a una ed inserendo in pianta stabile un tastierista. Il nuovo IV è quindi una notevole svolta nel tipico rock psichedelico della band portandolo ad un nuovo livello e trasformandolo in una bestia affamata e vogliosa di riprendersi il suo posto nel mondo musicale e soprattutto senza snaturare la sua essenza.
Il disco precedente aveva buone potenzialità, ma spesso si tendeva a perdere la retta via risultando un po’ troppo derivativo e statico. A quanto pare l’innesto di nuovi musicisti ha portato l’energia che serviva per rimettersi in piedi. L’album suona potente e caldo ed è pregno di un dinamismo sonico parecchio stratificato in cui ogni traccia dovrebbe essere sviscerata in ogni sua piccola parte. Anziché puntare alla psichedelia degli anni ‘60 si corregge il tiro e si finisce di filato agli anni d’oro del progressive rock settantiano senza però ambire al mero revival ma creando una sorta di new wave (una scena sempre più colorata e variegata che sta disegnando un decennio pieno di perle) non più a solo appannaggio del nord Europa. Il riff chitarristico ai limiti dell’heavy metal posto in apertura di “No Heartbeat Collective” è solo la punta dell’iceberg in quanto il brano scende in profondità dipanandosi fra atmosfere stoner/grunge dai muri di distorsione impetuosi, vocalizzi alieni e drogati (molto stile pop sessantiano soprattutto nelle melodie spensierate) richiamando anche il kraut rock seppure in maniera più blanda. Il scintillante affresco progressive di “Fire Far Away” infiamma gli animi a suon di hard rock con quella chitarra rugginosa che passa con disinvoltura da blues acidi a detonazioni space rock (“The Stream Of Forgotten Thoughts”) passando per l’aristocrazia inglese alla corte dei Wishbone Ash (ma anche dei superlativi ed irlandesi Thin Lizzy) nelle dolci pennellate di “The Trip Treatmen”. Ogni passaggio strumentale è gioia per le orecchie senza risultare datato e nemmeno volto al proprio compiacimento virtuoso. I dettagli si susseguono fragorosi nei cambi di tempo del magnifico hard psichedelico di “Big Brain Monsters” piena di riff di chitarra distruttivi ed assoli infuocati degni del miglior Jimi Hendrix sciorinando un’energia che non era così prevedibile, specie nelle rasoiate distorte dell’arrembante acid rock di “Endless Extensions of Good Vibrations” o nel tornado a nome “Symbiotic Nova” che non può non richiamare alla mente dei maestri come gli Uriah Heep per il far convivere voci celestiali e chitarrone durissime con finezza e classe. “Unusal Perceptions” è solamente eleganza pop senza perdere un’oncia di coinvolgimento.
C’è un forte ritorno a quel periodo imprescindibile che diede vita ad un movimento musicale che badava alla sostanza e non alla mera scopiazzatura di sé stessi, specie i gruppi che si ostinano a fare le stesse cose da oltre cinquant’anni. I Weedpecker magari non otterranno i numeri dei grandi del passato ma hanno ciò che pochi hanno ovvero la magia della musica nel cervello.
(Stickman Records, 2021)
1. No Heartbeat Collective
2. Fire Far Away
3. The Stream Of Forgotten Thoughts
4. The Trip Treatment
5. Big Brain Monsters
6. Endless Extensions Of Good Vibrations
7. Unusual Perceptions
8. Symbiotic Nova