Il ricettario del giorno propone un piatto facile e veloce da preparare. Gli ingredienti sono di semplice reperibilità e non necessitano di particolari cure. Si uniscano quindi black metal marcio (quello primordiale che puzza di Venom e Darktrone), Motörhead (rock’n’roll ovviamente, anzi black’n’roll), punk vecchia scuola e tanto alcol. Il risultato sarà Blow with The Devil, ossia il terzo lavoro dei Whiskey Ritual, sorta di side-project parmigiano (anche se ad onor del vero è praticamente una band effettiva), comprendente musicisti provenienti da diverse band (Forgotten Tomb, Domina Noctis e Caronte fra i tanti). Ci si prepari quindi ad un viaggio disagiato, pieno di molestia, perversione, maleodoranti stanze buie, sesso ed amici pronti a lasciarti affogare nell’alcolismo.
Il disco in questione è volto solo alla distruzione di ogni forma di raffinatezza, del galateo o di qualsivoglia riferimento alle buone maniere. Il tutto viene fatto con la consueta ironia di chi non vuole essere true, ma solo un detentore della fiamma del rock’n’roll. In questa sede è inutile specificare ogni singolo particolare del disco, in quanto bisogna partire dal presupposto che gruppi come questi fanno del loro punto di forza, il saper toccare le corde giuste per scatenare il rocker che è in ogni persona, senza bisogno di nessun inutile orpello aggiuntivo. E poco importa delle sbavature black metal dell’iniziale titletrack, imbastardite con un cantato sgraziato ed animalesco, affamato di distruzione oppure di tracce punkeggianti come “My Funeral” o “Too Drunk To Love” (con assoli e cori da pugni al cielo). “Satanic Kommando” è un manifesto di ignoranza sonora, come pure brani del livello di “Speed and Chicks” (dal ritornello osceno e sguaiato) e l’arrembante ed irresistibile “A.B.I.T.C.H.”. La veloce “Mephistopolis” prosegue il percorso senza degnarsi di rallentare per aspettare qualcuno rimasto indietro. “Nekro Street Gang” gasa e coinvolge come ogni grande canzone rock dovrebbe sempre fare (anche qui i ragazzi dimostrano di sapere come costruire un sound violento, ma che sia di immediata presa) con un crescendo che scatena un headbanging senza fine. “Henry Rollins” rimane sui confini tracciati fino a quel momento e si rivela forse la traccia più anonima del disco. La finale “Tank of Intolerance” riporta il sound su binari più black che si collegano alla traccia iniziale, come a voler chiudere un cerchio, ma a sorpresa ricompare un assolo trita budella, quasi come fosse un modo per ricordare che, in fondo, è sempre rock’n’roll.
Il limite di questo disco si contrappone al suo pregio: l’essere allo stesso tempo senza originalità e l’essere semplice ed immediato. Blow With The Devil è un album piacevole da ascoltare ma non offre nulla di più al divertimento. Ad onor del vero c’è spesso bisogno di album come questi.
(Art of Propaganda, 2016)
1. Blow With the Devil
2. My Funeral
3. Too Drunk For Love
4. Satanic Kommando
5. Speed & Chicks
6. A.B.I.T.C.H.
7. Mephistopolis
8. Nekro Street Gang
9. Henry Rollins
10. Tank of Intolerance