I Whispering Void nascono dalla fusione delle menti e della creatività di quattro artisti norvegesi, i cui nomi saranno sicuramente familiare ai più: parliamo di Ronny Stavestrand (Trelldom), Lindy-Fay Hella (Wardruna), Kristian Eivind Espedal (Gorgoroth, Gaahls Wyrd, Wardruna) e Iver Sandøy (Enslaved). Background musicali diversi, che in questa occasione si fondono perfettamente per creare un bellissimo album, At The Sound Of The Heart, le cui atmosfere possono essere ricondotte, in linea di massima, ad un folk nordico con spiccate digressioni talvolta ai limiti quasi del progressive britannico, del post-rock e della psichedelia. Diciamo che la base è quella di una proposta musicale che vuole portare all’introspezione, alla catarsi attraverso la ripetizione di strutture, ma anche tramite intrecci vocali di grandissimo impatto coadiuvati da percussioni potenti e tribali, da linee melodiche languide e malinconiche e da crescendo che bypassano il cervello e arrivano direttamente al cuore dell’ascoltatore.
La proposta dei Nostri è di difficile catalogazione e non bastano queste poche righe in apertura per descriverla. A più riprese ci sono venute in mente certe cose fatte dagli Anathema (nel loro periodo più “pinkfloydiano”) e dai Crippled Black Phoenix, ma il fare sontuoso e pastorale di certe strutture ci ha condotto direttamente dagli Empyrium, mentre è indubbia l’influenza dei Wardruna per quanto riguarda il versante più squisitamente folk e sciamanico. I sette pezzi fluiscono con naturalezza gli uni negli altri, e la qualità di ognuno di essi, e quindi anche del prodotto finale, è talmente alta da non permetterci di individuare un brano maggiormente rappresentativo: ce ne stiamo così, inebetiti, a lasciarci trasportare dalle maree dei Whispering Void, che con una classe sopraffina ed una dolcezza senza pari ci trasportano lontano, in quel mare sconosciuto, tumultuoso e oscuro di pensieri che è dentro ognuno di noi e che necessita del vascello più adatto per essere solcato. La musica dei Nostri è così, un sottofondo tribale e mantrico informe, capace di mutare senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, che trova la sua esemplificazione proprio nella title-track, una canzone sinuosa, che attraversa umori ben distinti e che esattamente alla metà si fa cupa e ossessiva, con un contrasto vocale tra Lindy-Fay Hella e Kristian Eivind Espedal di grande impatto, il quale precede una chiusura chitarristica affidata a delle chitarre “piangenti” memori degli Anathema che furono. Soluzione questa implementata dalla successiva “Lauvvind”, decisamente più votata all’elegante progressive britannico, salvo poi, anche in questo caso, intorbidirsi di colpo per fluire in un notturno e sciamanico break solo a tratti punteggiato da una sei corde che, dopo poco, emerge in una coda toccante e malinconica. Diciamo che la seconda parte di At The Sound Of The Heart è quella dove emergono maggiormente le commistioni tra le menti creative dei componenti della band ma, e ci teniamo a ripeterlo, il disco costituisce un continuum che deve essere assaporato dall’inizio alla fine.
Cosa è At The Sound Of The Heart insomma? È un viaggio, un percorso interiore dove la musica creata dai Whispering Void costituisce solo un corrimano, un sottile filo che possiamo seguire per avere conforto, consolazione e supporto in quel mondo inconscio di pensieri sepolti, di preoccupazioni, di gioie e di paure che popolano la nostra mente e che, grazie a questo lavoro magico, possiamo visitare senza paura di perderci. Ne usciremo con una mente più sgombra, forse anche con gli occhi umidi da lacrime che ci sono cadute senza che nemmeno ce ne accorgessimo, ma con la consapevolezza di avere tra le mani una delle migliori uscite musicali di questo 2024.
(Prophecy Productions, 2024)
1. Vinden vier
2. Vi Finnes
3. Whispering Void
4. At The Sound Of The Heart
5. Lauvvind
6. We Are Here
7. Flower