È ormai assodato che, al giorno d’oggi, il black metal viva un periodo di grande ispirazione e mutamento, principalmente dovuti alle mescolanze e contaminazioni con altri generi e influenze non strettamente musicali. Tra le band che si sono distinte in questo processo di “allargamento” degli orizzonti ci sono senza dubbio gli ucraini White Ward, che nella loro vita come collettivo hanno compiuto un processo evolutivo molto interessante. Nel 2017 la Debemur Morti Productions prende in carico la band e produce due full length, Futility Report e il capolavoro Love Exchange Failure, dando finalmente al gruppo una casa stabile. Origins invece può essere considerata, facendo una retrospettiva, la prima vera e propria release della band, pubblicata esclusivamente in formato digitale nel 2016, come raccolta delle prime canzoni dei White Ward, raggruppando sostanzialmente tutto il materiale pubblicato in demo, EP e split precedenti. Nel 2020 finalmente, la nuova label decide di dare nuova linfa vitale proprio ad Origins, pubblicandolo in formato fisico (CD, cassetta e vinile, per la precisione).
Partiamo innanzitutto dalla proposta della band, per chi non la conoscesse ancora. I White Ward sono una band black metal a tutti gli effetti, ma nella loro proposta non vi è né freddo né inverno, né tantomeno corpse-painting. C’è invece desolazione e solitudine, il malessere della vita di tutti giorni che si consuma in grigi scenari urbani e nell’asetticità di un mondo indifferente. Rispetto a quello che sarebbero diventati i White Ward, il suono che troviamo in Origins è permeato da toni più cupi, approccio già prevedibile dall’artwork, tenebroso e macabro. Basta ascoltare canzoni come “Inhale My Despair” o “When Gift Becomes Damnation” per rendersi conto che il prodotto che abbiamo tra le mani sia di indubbia qualità, e che la proposta dei White Ward, fin dall’inizio, sia sempre stata molto promettente. Le già citate contaminazioni vengono a galla quasi subito, sia sotto forma di interludi più distesi e meditativi, che strizzano l’occhio al jazz o allo shoegaze, sia di fraseggi di sax incastrati alla perfezione, sia con contaminazioni elettroniche trip-hop, come in “Depths of Arcane”. Il disco contiene inoltre due versioni di “Walls”, prima canzone scritta dai White Ward, proposta sotto due luci differenti: l’opener infatti, ri-registrata nel 2015 come suggerisce il nome, ci offre una nuova veste decisamente più tagliente e incisiva. Viene comunque proposta la versione originale, forse più cavernosa.
Le immagini che la musica costruisce possono tranquillamente ricordare maestri della cinematografia europea come Béla Tarr, Krzysztof Kieślowski o Andrey Zvyagintsev, abili esploratori delle ferite più profonde dell’essere umano, portate alla mente dalla tagliente voce del cantante Andrey Pechatkin.
Il risultato di questa ri-pubblicazione, complessivamente, è molto interessante. L’unica pecca può essere rappresentata dal fatto che probabilmente, raccogliendo materiale eterogeneo e dilazionato nel tempo, offre una produzione (e una qualità a volte) un po’ frammentata. Ma ciò non deve necessariamente farci storcere il naso; mettere insieme esperienza passate e segmentate può essere lo scopo di una raccolta, mostrandoci su che tipo di terreno sono fioriti i germogli creativi della band. Stando alle dichiarazioni di Yurii Kazaryan, reale mente della band, la pubblicazione di Origins in formato fisico può essere vista come un preludio per l’uscita di nuovo materiale nel 2021. I germogli, per i White Ward, continuano a fiorire più forti che mai.
(Debemur Morti Productions, 2021)
1. Walls MMXV
2. When Gift Becomes Damnation
3.Inhale My Despair
4. Drowned in Cold
5. Nautical Child
6. Depths of Arcane
7. Walls
8. Guilty If I
9. World of the Closed Graves