I White Wire, da non confondere coi quasi omonimi canadesi The White Wires, arrivano dalla Francia. E rispetto ai dirimpettai d’oltreoceano si distinguono per un sound molto più interessante e vario rispetto ai canadesi, che, pur se formatisi prima, non hanno mai fatto quel salto di qualità, ancorandosi a sonorità punk garage sulla falsa riga dei Ramones presi nei loro periodi peggiori.
Il trio della valle della Loira mostra in questo Crack Up un sound freschissimo e accattivante, molto maturo per una realtà che si affaccia al mondo musicale con il suo primo album. Dieci brani ben strutturati che si muovono a cavallo tra il post-punk europeo e il grunge statunitense, improntati su un’idea tanto ruvida quanto risolutiva, che colpisce duro e subito, in modo diretto. Le variazioni sul tema sono davvero molteplici, ma tutte perfettamente e chiaramente riconducibili alla medesima matrice, ben forgiata del trio.
Caratterizzati da un groove costante, che martella senza cadute di intensità, i White Wire non perdono tempo, e arrivano al dunque senza fronzoli, e senza costruzioni iperboliche dei brani. Non hanno tempo da perdere e lo dimostrano con un album “sfacciato” che si ama sin dal primo ascolto. Un esordio che lascia intravedere ottime prospettive per il futuro, a patto che non smarriscano l’ingenua irruenza intransigente che li caratterizza. Rincorrere qualcosa che non appartiene loro ne sancirebbe la fine.
(Vox Project, 2023)
1. Pink Shirt
2. The Sound
3. Bloody Count
4. Handle With Violence
5. Left Over
6. Gimme
7. Attali Teenage Riot
8. Johnny Gun
9. Natural Order
10. She Wolf