I Wilderun, band da Boston, fanno parte di una certa ondata di neo-prog metal (chiamato anche extreme progressive metal) focalizzata su di una tecnica decisamente sopra le righe e votata ad includere aspetti molto violenti derivanti dal death metal inglobando al proprio interno svariati generi. Dopo il riuscito ed acclamato Veil Of Imagination il quartetto si è rimesso al lavoro componendo, complice anche il periodo di pandemia, questo nuovo, oscuro, introspettivo e pesante Epigone. Il disco è stato composto in maniera solitaria, e ciò ha creato una certa frustrazione che si è man mano riversata sulla musica che si è incattivita ancora di più, oltre che aver decuplicato la magniloquenza delle orchestrazioni ed aver lasciato la componente folk come venatura piuttosto che in evidenza.
La band decide quindi di spingere oltre i propri limiti ed il risultato potrebbe causare differenti discussioni (stesso discorso anche per i precedenti dischi). Il concetto di prog oramai è differente da ciò che era in passato ed è un termine sempre più ambiguo. Come affermano gli stessi musicisti “…il termine ‘progressive’ ha a che fare con lo spostare i confini e in qualche modo far progredire la propria musica. Non dovrebbero esistere due band progressive che suonano nello stesso modo. Se il prog ha un suono definito, allora intrinsecamente non è prog.” Gli stessi Wilderun però non sono propriamente una band innovativa e riflettono moltissimi altri gruppi prima di loro, malgrado cerchino di sperimentare utilizzando anche strumentazioni all’avanguardia. Tutti i generi sono in qualche modo definiti. Sta ad ogni gruppo esporre le proprie idee in maniera personale e i Wilderun peccano forse di eccessiva presunzione.
In questo Epigone la tecnica è portata a livelli sempre più esasperati (uno specchio della scena attuale) e poco dopo le carezzevoli melodie di “Exhaler”, invero troppo simili ad altri gruppi, si erge sempre più protagonista in un continuo bombardamento esecutivo pieno di cori enormi, orchestrazioni imponenti ed un’anima estrema death metal con decise concessioni alla sua controparte blackened di esponenti come i Behemoth (“Woolgatherer”). La voce si sposta sia in ambienti prog rock raffinati che in dilaniati growl richiamando molte volte gli Opeth. Proprio la band del buon Lars Mikael Åkerfeldt è uno dei punti di riferimento, che però viene estremizzata ulteriormente inglobando gli episodi più sinfonici di The Odissey dei Symphony X (“Passenger”). La successiva ed iper tecnica “Identifier” rincara la dose di violenza a suon di death metal sparatissimo e prepara gli animi per ciò che verrà dopo e sarebbe da considerare come un episodio unico dato che è una composizione divisa in più parti. “Ambition” è una sorta di ponte e crea il giusto tappeto per la suite “Distraction”, summa del Wilderun-pensiero con tutti gli elementi del loro sound, dalle orchestrazioni ai riff serrati a tutta velocità (saltano alla mente anche i nostrani Fleshgod Apocalypse), epicità e passaggi ritmici velocissimi, alle volte portando tutto ad un’esagerazione ai limiti del pacchiano ma ciò fa comunque parte del gioco, che lo si voglia o no. A completare l’opera ci sono due tracce bonus. La prima è la cover dei Radiohead “Everything in its Right Place” presente unicamente nella versione digitale e CD, mentre la seconda è l’inedita “Exhaler” presente solo sulla versione digitale.
In definitiva il disco si presenta imponente in ogni senso con tutti i pregi e difetti annessi. Complesso sino all’inverosimile, tecnicamente esagerato, forse arrogante e presuntuoso ma è comunque una gioia per gli amanti del genere per la moltitudine di dettagli da scoprire.
(Century Media Records, 2022)
1. Exhaler
2. Woolgatherer
3. Passenger
4. Identifier
5. Ambition
6. Distraction I
7. Distraction II
8. Distraction III
9. Distraction Nulla
10. Everything In Its Right Place (Bonus – solo nelle versioni CD e Digitale)
11. Exhaler (Synth Mix – Bonus – solo nella versione Digitale)