Wounds of Recollection è una one-man band proveniente da Atlanta, Georgia: non è dato sapere chi si celi dietro questo moniker, ma sono ormai quasi dieci anni che il progetto è in piedi, e anche in maniera prolifica. Questo Warm Glow of the End of Everything è infatti il decimo album, che marca ulteriormente la crescita e il mutamento stilistico dell’artista. In questo lavoro siamo alle prese con un post-black metal incline agli umori emo e post-rock, con alcune digressioni nel panorama del doom più ferale e lancinante: un controsenso quasi, si mettono insieme generi agli estremi per quanto riguarda dinamismo e aperture melodiche, e infatti, lo anticipiamo, quando queste sonorità vanno ad incrociarsi non sempre i risultati sono soddisfacenti. Un po’ di nomi come riferimento: Deafheaven, Clouds Collide, Breaths, Holy Fawn, Touché Amoré. La scena post- è qui ben rappresentata sia nelle sue vesti più inclini al black metal, sia in quelle più orientate verso lo shoegaze; abbiamo poi un po’ di emo, trasversale per alcuni dei gruppi sopra citati, più un altro progetto solista, quello dell’americano Breaths (qui tra l’altro in veste di ospite alle voci in un pezzo) che un po’ tira le fila e riassume tutte queste band (se ancora non lo avete fatto date un ascolto al suo Though life has turned out nothing like I imagined, it is far better than I could have dreamt. per capire cosa intendiamo).
Wounds of Recollectionha dato alla luce un disco molto autunnale nelle atmosfere calde ma allo stesso tempo malinconiche, gelide e contemporaneamente radiose, un album che gioca con le emozioni, ma che ahinoi non sempre arriva al punto, e riteniamo che la colpa di questo parziale successo sia dovuta ad una non completa coesione delle influenze e degli stili musicali messi in campo, che spesso fanno perdere un po’ il punto di riferimento di un pezzo. Si vive per attimi, per minuti, ci si fa conquistare da un riff salvo poi essere lasciati con l’amaro in bocca perché quelle atmosfere che tanto ci piacevano sono state abbandonate di colpo in favore di altre, non meno belle e affascinanti magari, ma diverse e alle quali si deve abituarsi da capo. E così via per tutti e sette i pezzi che compongono Warm Glow of the End of Everything. Quando Wounds of Recollection punta sulle sonorità liquide del post-rock e dell’emo tocca effettivamente alcune corde profonde e riesce ad emozionare, ma quando vira sulle coordinate più doom perde molto del suo appeal e della sua forza: “Crushing Weight of Empty Space” è un esempio in tal senso, uno dei due pezzi nei quali il doom è effettivamente più presente. Già con “Everyone is Somewhere Else” il clima è più disteso e lineare, merito delle incursioni in territori più atmosferici e languidi che, lo ripetiamo, sembrano essere maggiormente pane per i suoi denti. Ci sentiamo inoltre di sottolineare la prestazione vocalica in clean, che aggiunge molti punti alle canzoni nelle quali questo tipo di cantato è impiegato, con un beneficio per il mood generale del brano.
Warm Glow of the End of Everything non è assolutamente un disco brutto, anzi presenta al suo interno momenti notevoli, che però sono, appunto, momenti. Una generale discontinuità emotiva e una parziale continuità nei generi proposti sono le spine nel fianco di questo album, ma non riescono a minarne la bontà. In futuro un maggiore focus sulle proprie idee puntando magari anche sui punti di forza permetteranno a Wounds of Recollection di spiccare finalmente il volo, ma per ora la farfalla rimane una (bellissima) crisalide.
(Trepanation Recordings, 2023)
1. Pale Blue Light
2. Crushing Weight of Empty Space
3. Vacancy
4. Golden Claws
5. Leo Minor
6. Everyone is Somewhere Else
7. Rapture