Nella cultura russa lo jurodivyj, termine traducibile come stolto in Cristo o pazzo di Dio, è l’appartenente a una singolare corrente di ascetismo religioso: vestito di stracci e mortificato da digiuni e veglie forzate, si espone in maniera indecifrabile, presenta comportamenti variabili in base alla situazione, alternando momenti di ira ad altri di compassione. Insomma: una santa follia.
Non sembra essere un caso che gli Yurodivy abbiano ripreso questa particolare figura umana nel proprio nome: con Tell Me When the Party’s Over, pubblicato a febbraio 2020 per una cordata di etichette tra cui figurano le sempre attente Itawak Records e Zegema Beach Records e l’italiana Fresh Outbreak Records, i francesi danno vita a un album multiforme, che senza posa passa dall’assalto frontale al pianto rannicchiato, dal plumbeo abisso a una raffinatezza encomiabile.
Di base il trio di Strasburgo dovrebbe suonare post-hardcore, ma è giusto un indizio, un canovaccio sul quale band fa assolutamente ciò che gli pare nel corso della tracklist, e lo fa pure benissimo. Di per sé la materia è per nulla standardizzata, grazie ad inflessioni screamo, mathcore, chaotic hardcore, noise – tutte contenute in quartetto iniziale di grandissimo spessore, tra cui citiamo la disperata “Where Dogs Never Sleep” che ci riporta al migliore screamo di tradizione italiana.
Ma un certo punto, e precisamente con “Achievement”, la band comincia a sparigliare le carte uscendosene con un brano da quasi 8 minuti che è, di fatto, un episodio di post-metal per cui molte band del genere venderebbero le madri. Da qui l’album si fa sempre più imprevedibile, dai cori epici quasi liturgici di “At the End of the Night” – chi ci avrebbe scommesso una lira sulla loro efficacia? – alla ballad cantautorale “Algorithm” che viene seguita da un pugno sulle gengive come “Don’t Define Me as a Pessimist”, tra i migliori brani del lotto. Chiudono l’alternative muscolare di “Bad Habits” e una malinconica, riuscitissima “Black Cages”.
C’è un senso di sorpresa che aleggia per Tell Me When the Party’s Over, quello che ti incuriosisce su come andrà a finire la cosa perché sai che puoi aspettarti di tutto, ed è proprio il motivo per cui dovreste assolutamente ascoltarlo. Certo, a un approccio disattento il risultato potrà sembrare poco omogeneo, come se la band non sapesse dove andare a parare. In realtà gli Yurodivy lo sanno benissimo e sfornano un disco tentacolare, che afferra da più parti e riporta il bottino a sé, inserendolo in un contesto, in una norma che la band stessa si è data: insomma, nonostante ci sia tanta carne al fuoco è un disco di rara uniformità, non c’è un momento di stanca che sia uno, è un album maturo scritto da chi semplicemente sa scrivere un album. E non è poco.
(Itawak Records, Crapoulet Records, Le Label Des Mecs Cool, Urgence Disk Records, Dingleberry Records, Plug In The Gear, Fresh Outbreak Records, Zegema Beach Records, Seven Years A Weak Records, 2020)
1. Parasite
2. Four Drones
3. Citizen
4. Where the Dogs Will Never Sleep
5. Achievement
6. Love
7. At the End of the Night
8. Algorithm
9. Don’t Define Me as a Pessimist
10. Bad Habits (feat Dirty Deep)
11. Black Cages