E’ doveroso premetterlo: chi scrive ha sempre avuto un debole per i Chrome Waves. Incasellabili a grandi linee nel genere post-black metal i Nostri hanno saputo fornire sin da subito proposte convincenti in grado di distillare svariati generi, portando alla mente dell’ascoltatore le band più disparate, che non venivano copiate ma risultavano essere quasi più degli aloni, dei vaghi profumi di qualcosa di familiare ma non immediatamente riconoscibile. Con A Grief Observed si sono fatti notare dal pubblico per queste loro caratteristiche, eppure sono rimasti sempre un po’ in disparte, adombrati da gruppi il cui peso (mediatico?) era maggiore. E non ci stupiremo se anche stavolta con la loro ultima fatica, The Rain will Cleanse, non avranno tutto il riscontro che meritano: perché credeteci, se lo meritano. Ma andiamo con ordine.
Il presente disco esce in un periodo in cui alcune band capofila del genere post-black si sono lanciate in esperimenti che le hanno portate a distaccarsi anche notevolmente dalla loro formula originaria: le prove dei Deafheaven e Lantlos parlano da sole in tal senso. E anche i Chrome Waves hanno fatto un passo di questo tipo, seppur prevedibile dal momento che sono state semplicemente portate maggiormente in superficie le influenze che finora erano rimaste sepolte sotto la patina oscura che avvolgeva la musica dei Nostri, ma comunque sempre ben presenti. Insomma, i vaghi profumi di cui parlavamo poco sopra si sono fatti vere e proprie essenze ben riconoscibili e scindibili. Ecco che nei sei pezzi (per quaranta minuti scarsi di musica) riusciamo a distinguere, in ordine sparso, dettagli che ci possono ricordare gruppi come i Low, i Klimt 1918, gli Holy Fawn, gli Shamrain, i Nachtmystium più melodici, i Jesu, e chissà di quali altri ci stiamo dimenticando. Le atmosfere brumose e malinconiche dello slowcore si fondono con il modo di fare shoegaze dei nostrani Klimt 1918 (quelli di Sentimentale Jugend); le bordate gelide, piacevolmente soffocanti e sognanti degli Holy Fawn, e le loro voci pulite lontane, filtrate, sono ammantate da quell’elegante gusto di fare un certo gothic rock tipico di tante band nordeuropee dei primi anni Novanta (e se ascoltate gli arpeggi iniziali di “Sometimes” e non vi vengono in mente gli H.I.M. correte ad ascoltarvi “Killing Loneliness”). E infine quel senso di calda malinconia che permea tutto il disco, della quale il buon Justin Broadrick è un maestro, riesce a darsi il cambio senza apparente difficoltà con l’aggressività alle volte anche troppo orecchiabile dei Nachmystium nel periodo dei due Black Meedle.
Insomma, c’è veramente molta carne al fuoco, eppure i Chrome Waves riescono a destreggiarsi con estrema disinvoltura in questo vasto mare di generi, stili e influenze, dando alle stampe un lavoro affascinante, orecchiabile, che riesce a imprimersi nella mente di chi ascolta e che sa scorrere facilmente, prestandosi a più livelli di approccio. Ci sono forse un paio di punti più deboli in tutto il disco, un paio di canzoni che possiamo porre a un livello appena inferiore rispetto alle altre, ma è tutto così squisitamente soggettivo che magari questa osservazione potrà non essere condivisa da tutti. In generale siamo di fronte a un lavoro coeso, emotivamente impattante, dalle melodie malinconiche, accattivanti ma non ruffiane, che sa mostrare i denti quando serve ma che, nella maggior parte dei casi, preferisce lavorare ai fianchi, piano piano.
The Rain will Cleanse è una bella sorpresa, anche per chi magari già conosce la band: un lavoro che si merita sicuramente la vostra attenzione, e che ci auguriamo riuscirà a dare il giusto merito a una band, i Chrome Waves, forse un po’ troppo sottovalutata.
(Transcending Records/Disorder Recordings, 2021)
1. When Night Falls
2. Sometimes
3. Tired
4. A Future
5. Wind Blown
6. Aspiring Death