Austin Lunn è inarrestabile: il suo progetto Panopticon non conosce requie, e sul finire del 2023 ci ha regalato un nuovo capitolo della sua epopea musicale dal titolo The Rime Of Memory. L’album è un monolite, quasi 75 minuti spalmati su 6 pezzi che riflettono la poetica del musicista degli ultimi anni, già pienamente (e con successo) espressa nel precedente …And Again Into The Light, ma che stavolta non riesce a toccare i picchi della precedente fatica.
Partiamo dai punti che ci hanno fatto storcere un po’ il naso: la lunghezza in primis. Il lavoro è oggettivamente pesante, la materia musicale trattata (seppur variegata) stordisce un po’ alla lunga, portando l’ascoltatore a spezzare l’ascolto in più momenti, dove invece sarebbe necessaria un’immersione totale e continuativa. Che è fattibile sia chiaro, ma è un bel tour de force. La produzione poi: il Nostro tende a sommergere le parti di chitarra, basso, voce e tastiere con la batteria, la quale spesso e volentieri impasta i suoni, appiattisce le atmosfere e disorienta, complice un drumming impeccabile da un punto di vista tecnico ma un po’ troppo arzigogolato. Infine le transizioni: The Rime Of Memory ripropone le stupende partiture acustiche di matrice folk tanto care a Lunn, stavolta unite ad alcune digressioni quasi post-rock che arricchiscono un’atmosfera già di per sé emotivamente pregna di contenuti. Ma quando questi momenti lasciano il posto al black metal più puro questo passaggio avviene in maniera repentina e brutale, stroncando di fatto tutto il pathos che si era venuto a creare. A fare da contraltare abbiamo però, come anticipato, in prima battuta le atmosfere: il Nostro è un maestro nell’immergere l’ascoltatore nei suoi (gelidi, in questo caso) dipinti sonori, con crescendo talvolta davvero strazianti. Si veda in tal senso la seconda parte di “Cedar Skeletons“, un’epica e inarrestabile cavalcata, oppure “The Blue Against The White”, che assieme a “Winter’s Ghost” si contende lo scettro di gemma di The Rime Of Memory: pezzi nei quali tutti gli strumenti sembrano trovare un equilibrio perfetto. Senza contare le innumerevoli digressioni nel folk americano riscontrabili già nell’apertura “I Erindringens Høstlige Dysterhet” e disseminate poi qui e là all’interno delle varie canzoni.
The Rime Of Memory piacerà sicuramente a chi è già fan di Panopticon, e parimenti potrebbe un po’ depistare e lasciare interdetto chi si avvicina per la prima volta ai lavori di Lunn. Più divisivo e meno coeso di …And Again Into The Light, l’opera è un lungo viaggio difficile da descrivere a parole, fatto di emozioni talvolta anche contrastanti, spesso però tradotte in un linguaggio musicale che, dopo tutti questi anni e tutti questi album, continua ad essere, salvo pochi casi, il più grosso neo che riscontriamo nelle produzioni del musicista americano.
(Bindrune Recordings, 2023)
1. I Erindringens Høstlige Dysterhet
2. Winter’s Ghost
3. Cedar Skeletons
4. An Autumn Storm
5. Enduring The Snow Drought
6. The Blue Against The White