Gli Stiriah, terzetto teutonico attivo da quasi un decennio e dedito all’autodefinito harmonic black chaos, giunge alla quarta fatica discografica confezionando un prodotto black metal dall’alto livello qualitativo, che si contraddistingue per una proposta legata a doppio filo alla tradizione ma che, complice una produzione di prim’ordine, si pone come moderno e accattivante. Dietro all’harmonic black chaos si cela infatti un black metal abrasivo che, come nel caso del precedente …Of Light (nel solco del quale il presente Portal si inserisce come seguito tematico e spirituale), attinge a piene mani dalla lezione degli Emperor e la innesta sulla violenza sonora della scuola scandinava più oltranzista, confezionando 8 brani che riescono nel non semplice compito di cambiare parzialmente la rotta della band senza tuttavia snaturarne le caratteristiche peculiari. Rispetto al precedente e già convincente lavoro, infatti, la componente melodico-sinfonica e l’eclettismo conferito dalle frequenti dissonanze, sebbene presenze ancora costanti per tutta la durata del disco, lasciano maggiore spazio ad una ripetitività da non intendersi come sterile ridondanza, ma come un tentativo ben riuscito di parziale allineamento ai dettami più canonici del genere. Con Portal la scelta stilistica dei tedeschi vira infatti verso una maggiore uniformità complessiva, con dissonanze e melodie a costruire il tappeto sonoro piuttosto che emergere come elementi cardine intorno ai quali il disco si sviluppa.
Circa la struttura, il disco presenta in apertura e in chiusura le due tracce più dirette e violente del lotto, la prima delle quali, “Sterbend im Nebel” (“Morire nella Nebbia”) appare un chiaro tributo a “Dämonentreiber”, seconda traccia dell’Ars Moriendi dei compatrioti Lunar Aurora che, tra i gruppi più rappresentativi del symphonic black tedesco, è impossibile non citare tra le fonti di ispirazione dei Nostri. Lo sviluppo del lavoro presenta, nella prima metà, una sostanziale coerenza dettata dall’approccio improntato alla violenza tipicamente scandinavo/finnica e, nella seconda, una maggiore ariosità e varietà compositiva con l’introduzione di maggiori rallentamenti e brevi aperture atmosferiche. Il punto di svolta dell’intera produzione è infatti rappresentato dalla traccia centrale, “Ein ewiger Kerker” (“Una Prigione Eterna”) che, come il Portale richiamato dal titolo dell’opera, conduce l’ascoltatore alla seconda fase dell’ascolto, culminante con la feroce e conclusiva “Tempus”.
È infine nella prova canora di assoluto valore di Tyrann, la cui ugola colpisce con metodica, costante e disperata violenza per tutta la durata dell’album, che si cela l’ennesimo ingrediente per la riuscita di un lavoro solido e compatto che, come un’incisione settecentesca, appare uniforme nella struttura complessiva eppure costellato di dettagli, minuzie e particolari.
(Crawling Chaos Records, 2024)
1. Sterbend im Nebel
2. Portal
3. In der Nacht
4. Schwarzes Nass
5. Ein ewiger Kerker
6. Brennendes Licht
7. Die letzte Ebene
8. Tempus