A ben cinque anni da Mass V, giunge finalmente il sesto capitolo della discografia degli Amenra, il secondo sotto la Neurot Recordings di Steve von Till. In questo lasso di tempo, molta acqua è scorsa sotto i ponti: i belgi hanno intensificato notevolmente la propria attività live, anche in contesti di discreta grandezza (come il Roadburn Festival, dove sono praticamente ospiti fissi), suonando peraltro non di rado proprio insieme ai maestri Neurosis (un’esperienza che ogni post-metaller che si rispetti dovrebbe fare almeno una volta nella vita). Nel contempo, inoltre, i progetti paralleli dei vari componenti hanno fatto il loro percorso, talvolta incontrando – come gli Oathbreaker – un certo successo di pubblico e critica. Insomma, questi cinque anni sono passati rapidamente. E dopo due dischi molto – forse troppo – simili come Mass IIII e Mass V, ci si chiedeva se gli Amenra sarebbero stati capaci di inserire elementi di innovazione in un sound ormai molto ben consolidato.
Ci sembra che a questa attesa i belgi abbiano risposto positivamente, pur ovviamente non stravolgendo una formula ormai assodata ed efficace. “Children of the Eye” apre il disco e ricomincia da dove aveva lasciato Mass V: sono gli Amenra più “ortodossi”, col tipico muro di suono, le ritmiche compatte e le urla strazianti di Colin van Eeckhout. Un pezzo insomma che suona Amenra al cento per cento, in grado di lasciare il segno fin da subito. Un breve intermezzo (“Edelkroone”) introduce “Plus Près de Toi (Closer to You)”, nettamente divisa in due parti: nella prima sembra di risentire gli Amenra di Mass III, più grezzi e diretti, poi una lunga fase acustica porta ad un finale muscolare. Dopo il secondo intermezzo, il più corposo “Spijt”, giungiamo al piatto forte del disco: “A Solitary Reign”, pezzo unico nel repertorio dei belgi. È infatti un arpeggio di chitarra (che ci ha vagamente ricordato quello di “Adrift in the Ocean” degli Yob) a reggere l’intera canzone, che intorno ad esso si dipana e ricompone; Colin alterna con successo cantato urlato e pulito, elevando di molto la soglia emozionale, mentre chitarre e sezione ritmica innalzano il consueto monolite sonoro. Il finale, splendido, incalzante, è forse l’apice sinora raggiunto dai fiamminghi in tutta la loro carriera. La conclusiva “Daiken” è infine il pezzo più lungo del disco (oltre undici minuti), e come “Plus Près de Toi” attraversa una fase acustica centrale che la divide nettamente; di nuovo, Colin alterna i registri vocali, come forse mai aveva fatto sinora nei dischi precedenti (a parte, ovviamente, nell’EP acustico Afterlife).
Il sesto rituale della ormai quasi ventennale carriera degli Amenra ne conferma – e non poteva essere altrimenti – l’identità musicale, tuttavia con alcuni apprezzabili cambiamenti che riguardano una maggior varietà di scrittura ed un uso più presente del cantato pulito. Ha poco senso, per chi scrive, chiedere agli Amenra di evolvere in maniera radicale: non si capisce perché musicisti che sono già coinvolti in altre band, tutte di altro genere (Wiegedood, Oathbreaker, Kingdom, Hessian, fino al progetto solista di van Eeckhout), dovrebbero smontare un organismo che ha raggiunto un’invidiabile posizione artistica, variando peraltro in modo percettibile tra i vari dischi – ad esclusione come accennato di Mass IIII e V, i cui pezzi sono in effetti quasi intercambiabili – anche se certamente mantenendo le proprie caratteristiche. Gli Amenra, oggi, suonano solo come gli Amenra, e continuano ad essere capaci di emozionare: non è poco.
(Neurot Recordings, 2017)
1. Children of the Eye
2. Edelkroone
3. Plus Près de Toi (Closer to You)
4. Spijt
5. A Solitary Reign
6. Daiken