Se una quindicina di anni fa mi avessero suggerito che un giorno due generi musicali diversi come il black metal e l’hardcore avrebbero potuto incontrarsi come in un’unione diabolica da film dell’orrore alla Freddy vs Jason avrei riso e scosso la testa. In fondo non c’era più di diverso nelle scene e suoni; una insulare, cupa e introspettiva affiancata ad un genere, originariamente, profondamente politico, fatto di occupazioni, canzoni di protesta e comunità. Invece ci troviamo oggi a recensire, grazie all’uscita del leggendario Solve et Coagula dei nostrani The Secret che ha sancito la nascita del blackened hardcore, svariate band del genere quali Cross Bringer, Wolf King, Totem Skin e tanti altri.
In questa scena ancora abbastanza giovane si inseriscono i Pilori, band francese con alle spalle un paio di uscite, che presentano il loro primo album, À Nos Morts. Il loro è un suono cupo, con testi immaginari di maestosa cupezza esistenziale, come si addice al genere. Arrivo conoscendo già la band e quello che mi aspetto è garantito: 23 minuti di riff e suoni black metal che si fondono in modo interessante a tupa tupa con sviolinate tamarre tipiche del NYHC. Niente di più niente di meno, anche se c’è qualche momento che sorprende per originalità.
Generalmente le tracce sono corte e se conoscete entrambi i generi indipendentemente nulla suonerà particolarmente nuovo se non la loro commistione. Ci sono momenti interessanti come in “Roi du Rats” che pesca da suoni quasi deathcore. Altrimenti, oltre agli Emperor e Mayem ho udito tante a sparate hardcore e altri momenti simili a breakdown NYHC tipici di band come Madball, Sick Of It All, ad esempio in “Poursuite du Vent”. Generalmente in ogni canzone si alterna questa dicotomia di suoni black e chitarre tremolo tipiche del genere con riff 2-step o comunque da pogo che danno molta più dinamicità al pezzo. La parte vocale è sempre sostanzialmente uguale in tutto l’album. Fa benissimo quello che fa ma non mostra mai particolari cambi; se siete abituati allo stile dei cantanti delle band precedentemente menzionate a incitarvi al pogo con riff drittoni e ignoranti, vi troverete spiazzati. Da cantante mi chiedo quanto e come siano state registrate le parti vocali perché potrebbero essere il risultato di sovrapposizioni di due o più tracce. Il risultato è positivo ma non brilla per ingegno. Sicuramente tutta la parte strumentale si adopera per trovare soluzioni innovative alla formula già brevettata dai The Secret, ma se l’innovazione è semplicemente pescare un po’ più del solito dalla parte classica del black e dell’hardcore non incontrerete sorprese. La batteria riceve molte delle mie attenzioni perché i due generi richiedono tecniche incredibilmente diverse e sicuramente c’è molta preparazione. Visti i suoni massicci e ben amalgamati si fa fatica a slegare basso e chitarra che comunque sono di grande impatto sia per i suoni molto azzeccati e le atmosfere dense che creano. La canzone che dà il nome all’album è forse una delle più riuscite; le dissonanze nel sottofondo aggiungono molta inquietudine a un suono quasi grunge grazie alla scelta di aggiungere alcune chitarre con effetti tipici anni ’90.
Per concludere, se siete ben disposti verso il genere, soprattutto se siete amanti del “blackened qualsiasi cosa”, i Pilori saranno un’eccellente aggiunta alla vostra colonna sonora di inquietudine, senza però storcere il naso verso elementi più caciaroni e hardcore. Cosa che ogni tanto, per combattere le mal de vivre, fa bene all’anima.
(Abyssal Cult, APB Records, Bad Moon Rising, Black Omega Recordings, Coups de Couteau, GRF Records, Loner Cult Records, Shove Records, Suspended Soul, Terrain Vague, Ugly and Proud Records, BRC-30 Productions, 2020)
1. Que La Bête Meure (avec Dylan Walker)
2. Apnée
3. La Grande Terreur
4. Poursuite Du Vent (avec Matthias Jungbluth)
5. Roi des Rats
6. À Nos Morts
7. Lorsque Viendra La Nuit
8. Divine Comédie
9. Sous Mes Mains
10. À La Recherche Du Temps Perdu
11. Danse Macabre