Pensate di essere in uno dei vostri incubi più oscuri. Vi trovate in un paesaggio morto e desolato, dove non c’è nulla se non un ponte enorme immerso nell’oscurità e, percorrendolo, dall’altra parte vi si staglia maestosa una nera ed enorme cattedrale; le anime perdute di coloro che hanno smarrito la propria spiritualità vengono rinchiuse all’interno di questa cattedrale per l’eternità, dimorando per sempre tra le sue mura. Questo è il concetto alla base del nuovo disco dei Mork, progetto solista del norvegese Thomas Eriksen, giunto nel 2021 al quinto album della propria discografia. Katedralen, pubblicato dalla longeva etichetta britannica Peaceville (già etichetta dei Darkthrone, una delle maggiori influenze della band), è uscito a marzo di quest’anno, dando seguito all’acclamato Det Svarte Jund del 2019. La formula musicale offerta dal polistrumentista proveniente dalla terra dei fiordi è invariata rispetto ai precedenti lavori, anche se è innegabile un processo evolutivo alla ricerca del miglioramento; il perfetto mix tra una giusta sporcizia nel suono e lo spazio alla melodia è supportato, come nei precedenti album, da curatissime linee di basso e un amore genuino per l’old school (black metal e non solo).
In questo disco non troverete orpelli di nessun tipo (se non una produzione al passo con i tempi), ma sarete accompagnati, durante i 49 minuti di durata del disco, da riff glaciali di chitarre dilatate, evocazioni musicali di paesaggi nordici, momenti alienanti e qualche spruzzata di black/thrash e black’n’roll; nelle composizioni di Thomas Eriksen è palpabile l’influenza dei maestri Darkthrone e di Burzum, manifestata più o meno in tutti i brani, pur mantenendo una propria identità e non limitandosi a ricalcare gli insegnamenti dei capisaldi del genere. Come già avvenuto in precedenza, in questo album appaiono degli ospiti di tutto riguardo: Nocturno Culto dei padrini Darkthrone, presta la propria voce duettando con l’amico Mork su “Svartmalt”, brano mid-tempo che non sfigurerebbe nella discografia dei Darkthrone stessi; in “Født Til Å Herske” troviamo Dolk dei norvegesi Kampfar, altra influenza dei Mork che affiora soprattutto nelle parti più furenti, in un duetto lungo ed epico che rappresenta uno dei migliori episodi del disco; nella conclusiva e funerea “De Fortapte Sjelers Katedral” abbiamo l’onore di ascoltare l’organo di Eero dei finlandesi Skepticism, vera e propria band cult del funeral doom (genere, come dichiarato da Thomas Eriksen, che ha contribuito non poco alla costruzione del progetto Mork). I migliori brani del disco sono, secondo me, l’opener “Dødsmarsjen”, dove si alternano blast beat furenti e rallentamenti in mid-tempo, rappresentando appieno l’essenza del true norwegian black metal, “Evig Intens Smerte”, che dalla furia black/thrash iniziale passa al mid-tempo per concludersi con un epico e liberatorio blast beat di intensità notevole e la già citata “De Fortapte Sjelers Katedral”, che passando tra blast beats, mid-tempo, un assalto black/thrash e rallentamento finale in stile funeral doom racchiude con completezza tutti gli elementi cardine del disco, in un turbinio di emozioni amplificato dall’utilizzo dell’organo.
I Mork si sono guadagnati la loro posizione considerevole nella scena black metal e non vogliono cederla per nessuna cosa al mondo; ascoltate il loro nuovo disco oppure trascorrerete anche voi l’eternità all’interno della cattedrale.
(Peaceville Records, 2021)
1. Dødsmarsjen
2. Svartmalt
3. Arv
4. Evig Intens Smerte
5. Det Siste Gode I Meg
6. Født Til Å Herske
7. Lysbæreren
8. De Fortapte Sjelers Katedral