Già arrivati al terzo album dal 2016 a oggi, i Body Void sono riusciti a finire nel radar della Prosthetic Records per l’uscita di questo nuovo capitolo della loro carriera, dimostrando così i risultati della loro lenta ascesa nella scena doom metal statunitense. La loro visione estremizza il genere in questione, con canzoni lente e strazianti e testi che hanno sempre seguito la stessa linea d’onda. Bury Me Beneath This Rotting Earth riprende esattamente da dove i Nostri ci avevano lasciati con il precedente I Live Inside a Burning House, con un risultato finale leggermente più conciso (52 minuti di durata in confronto all’ora e sette minuti del predecessore) ma improntato sul medesimo approccio sfacciato.
“We live here / By a hole / The earth has opened wide / To scream its curse“, ci vuole poco a comprendere le tematiche trattate dal duo statunitense e la loro chiara presa di posizione. Il disco è per metà un manifesto della decadenza del nostro pianeta, devastato dall’impatto umano e dal tentativo di governare la natura, e per l’altra metà una lettera d’amore nei suoi confronti, che lo compatisce nella sua impossibilità di reagire alle cattiverie che lo stanno deturpando. Con l’opener “Wound” si entra subito in quest’ottica e la sua indole abrasiva è tanto esplicativa quanto l’estratto del testo sopra riportato. I ritmi sono cadenzati allo sfinimento, laceranti come una lama dritta al cuore, e integrano bene delle accelerazioni da cui erompe tutta la loro collera.
Non ci sono stravolgimenti nel corso dell’ascolto, ma ogni pezzo pur riprendendo le stesse caratteristiche dona continuità a un crescendo di angoscia e disagio. L’impatto sonoro lascia impotenti, e ogni riff pur essendo semplice sulla carta riesce a essere particolarmente pesante, ogni nota è al suo posto e i Nostri centrano il loro obiettivo: erigere un muro sonoro imponente e non deleterio. I richiami ai Primitive Man, tra gli altri, non si nascondono, e anche se Bury Me Beneath This Rotting Earth non è uno di quei casi in cui l’allievo supera il maestro, il confronto con dei capisaldi di questa ricerca sonora esasperata regge all’impatto.
C’è una certezza che domina il disco ed è chiara: i Body Void ormai sono un punto stabile della scena sludge, abili in questo caso a convincere pur mantenendo uno stile abbastanza ridotto all’osso. Coerenza col passato, stessa attitudine veemente e stessa qualità. Col loro terzo full length gli statunitensi non si smuovono minimamente dalle rotte seguite in precedenza, ma non ce n’era bisogno dato che la loro musica non ne risente e ha molto da dire, un messaggio preciso che viene condiviso autenticamente. Oltre al velo della rabbia si nasconde uno sconforto che ha dato vita a questo lavoro di un grigiore assoluto, cinquanta minuti di violenza sonora tra i ritmi cadenzati del doom e il tormento dello sludge. Da non perdere per chi apprezza queste sonorità.
(Prosthetic Records, 2021)
1. Wound
2. Laying Down in a Forest Fire
3. Fawn
4. Pale Man