E’ doveroso fare una premessa: chi scrive ha sempre avuto un rapporto conflittuale con Panopticon. C’è sempre stato un amore/odio con Austin Lunn, capace di creare bellissime atmosfere, di coniugare l’amore per il folk americano con il black più feroce, con il tempo introducendo anche elementi di post-rock in grado di aumentare ulteriormente l’intensità emotiva dei suoi pezzi. Il rovescio della medaglia è sempre stata però la produzione, la scelta dei suoni, troppo spesso sbilanciati a favore dei bassi e della batteria, dal volume sempre troppo alto con la voce che spesso rimaneva sepolta nel mixing. L’ultima fatica del Nostro, …And Again Into the Light, va un po’ a mitigare questo problema, che comunque di base rimane, ma la qualità generale del lavoro è così alta che si finisce per passarci sopra: non si può non rimanere indifferenti ascoltando questo disco, è inutile negarlo.
La traccia in apertura, che poi dona il titolo all’album, è una bellissima introduzione al mondo che ci presenterà Lunn di lì a poco: gli archi e gli arpeggi riscaldano il cuore, ma sono solo una preparazione a “Dead Loons”, probabilmente una delle canzoni (black) metal più belle scritte negli ultimi anni. E’ un pezzo che vive di momenti, di immagini, di sensazioni, è un po’ una summa di quanto fatto da Lunn finora, ma arricchita di una sensibilità e di una maturità che ad oggi erano apparse pienamente solo in The Scars of Man on the Once Nameless Wilderness part II (il disco acustico per intendersi). Quasi dodici minuti di musica maestosa, che tocca il cuore con gli archi ed i loro crescendo, mai così ispirati, e ti sferza con bordate gelide e ritmiche telluriche.
I brani successivi non hanno lo stesso tenore emotivo dei precedenti ma si attestano comunque su livelli ottimi: ora più orientati verso il black metal in senso stretto (“Moth Eaten Soul”), ora più propendenti verso l’anima folk (“As Golden Laughters Echoes”), riescono lo stesso a mantenere intatte le atmosfere e le sensazioni finora sperimentate, distillandole in più momenti tutti di pregevoli fattura. Si tocca nuovamente vette emotivamente alte con i due pezzi posti in chiusura: “The Embers at Dawn” è addirittura commovente con il suo iniziale incedere consolatorio, con un Austin Lunn vocalmente ispiratissimo, prima di deflagrare in una coda di black metal crudo e viscerale. “Know Hope” si sviluppa invece in maniera opposta, partendo feroce e spietata per poi concedersi momenti di puro post rock strumentale degni dei migliori Explosions in the Sky.
“…And Again into the Light” è probabilmente, ad oggi, la prova più ispirata di Austin Lunn, la più completa e anche più fruibile da chi non conosce ancora il progetto Panopticon. Immaginiamoci d’estate, seduti sull’erba bagnata dalla rugiada, guardando un lago contornato da boschi: la notte sta per finire, e i primi raggi di sole cominciano ad affacciarsi tra le fronde e a rendere scintillante l’acqua. Poi è l’alba, e i raggi iniziano a riscaldarci e a far evaporare la rugiada dall’erba intorno a noi: in quel momento ci sentiamo felici, sereni, nel posto giusto al momento giusto. I quasi settanta minuti di musica possono essere riassunti in queste immagini, tanta è la forza evocativa del disco, tante sono le emozioni e i sentimenti messi in gioco da chi l’ha composto e suonato. E a tal riguardo riportiamo quanto scritto da Lunn nelle note del disco (e presente anche nel suo Bandcamp) a commento del lavoro: riteniamo che queste parole siano la miglior spiegazione possibile a tutto l’album, una vera e propria dichiarazione di intenti scritta con il cuore in mano.
Thank you to my friends and family who have pulled me out of the darkness again and again, but a special thanks to my precious family, Bekah, Håkan and Rune Lunn for their patience, forgiveness and “boundless” love. You are my life. I love you. To those I have let down or dissapointed in my 37 years on this earth, please accept this work as my recognition of a need to change, grow and to atone for failures. I am sorry I have let you down and will strive to continue to become a better man each and every day I have left on this earth.
A portion of the profits from this record will be donated to help folks living with severe mental illness.
This record is dedicated to all who refuse to give up and continue to struggle for light and beauty in this world and is in memory of John Prine, who gave us so much in his lifetime, and to Reva Myers Shemanski who lives on in our cherished memories of her radiant personailty, brilliant art and infectious laughter.
Fill your heart with hope… a hope that we will return again into the light.
Don’t let the fire burn out.
(Bindrune Recordings, 2021)
1. … And Again Into The Light
2. Dead Loons
3. Rope Burn Exit
4. A Snowless Winter
5. Moth Eaten Soul
6. As Golden Laughter Echoes (Reva’s Song)
7. The Embers At Dawn
8. Know Hope