Thurston Moore non ha bisogno di presentazioni: diciamo che se non avete mai sentito questo nome probabilmente avete vissuto in qualche caverna o su Marte, vista la sua presenza sin dai primi anni Ottanta nel mondo della musica: non solo con i Sonic Youth, ma anche da solista o collaborando con altre band o artisti (e questo per limitarsi al mondo delle sette note). Il presente album, Screen Time, è uscito a sorpresa sul Bandcamp del Musicista, e verrà pubblicato in formato fisico dalla Southern Lord: composto nell’estate del 2020 in piena pandemia e lockdown, è una materializzazione delle riflessioni di Moore sulla società e sui rapporti che ne stanno alla base, pesantemente minati da un forzato cambio di abitudini che ha avuto inevitabili ripercussioni anche sul modo in cui ci rapportiamo con il prossimo (e con noi stessi). Andando più al sodo siamo di fronte ad una raccolta di dieci pezzi in larga misura incentrati sulla chitarra di Moore, totalmente strumentali, nei quali il Nostro si cimenta in improvvisazioni che coinvolgono anche percussioni e pedalistica di vario tipo. Il risultato, siamo sinceri, lascia un po’ a desiderare.
Nella maggior parte dei casi sembra di aver a che fare con appunti, con una raccolta di improvvisazioni fini a sé stesse, spunti per qualcosa da poter realizzare in futuro magari, pennellate che, unitamente al titolo che portano con sé, vorrebbero suggerire ambientazioni o situazioni di vario tipo. Se ci avessero detto che si trattava di una colonna sonora ci avremmo creduto: il carattere onirico, abbozzato e interlocutorio delle canzoni ben si presta ad accompagnare le immagini di un film, o perché no di un videogioco (in certi casi ci sono venute alla mente le, peraltro bellissime, canzoni utilizzate per The Last of Us). Ma per come è stato presentato non riteniamo molto sensata un’uscita di questo tipo, che nulla aggiunge o toglie alla discografia di Thurston Moore. Diciamo che per il carattere fortemente autoreferenziale e sperimentale ci ha portato alla mente il disco in studio di Ummagumma, nel quale ognuno dei membri dei Pink Floyd si ritagliava uno spazio per dare libero sfogo alla propria creatività, con risultati in alcuni casi abbastanza trascurabili.
Insomma, Screen Time può avere forse un senso per i fan più accaniti di Moore, ma per tutti gli altri possiamo tranquillamente affermare che si tratta di un ascolto non necessario se non per mera curiosità o come sottofondo ambient mentre ci si rilassa o si sta facendo un recap mentale della giornata appena trascorsa; un disco che raggiunge la sufficienza ma solo grazie ad alcuni momenti effettivamente di atmosfera, ma persi in un contesto fumoso e vago.
(Southern Lord, 2022)
1. The Station
2. The Town
3. The Home
4. The View
5. The Neighbor
6. The Upstairs
7. The Dream
8. The Walk
9. The Parkbench
10. The Realization