Quest’estate soffocante non ferma la rubrica Screamature, in cui in questo sedicesimo numero proponiamo alcune dei lavori più interessanti degli ultimi mesi. In apertura parliamo della carica emotiva dei Puke Wolf e del loro sound che unisce screamo, hardcore e non solo, proseguendo poi con la proposta ben più diretta dei The Human Race Is Filth con il loro grindcore/sludge senza compromessi. Tra crust, hardcore e black metal, c’è anche spazio per lo split di Darkcharge, Chikara e Wulf Chant, seguito dalla demo dei Funny Bone, i quali propongono un hardcore molto coinvolgente. Infine un altro split, questo molto più vicino allo screamo e alle sue diramazioni, che vede unire le forze Demersal, Piet Onthel, Letterbombs e Vientre e i due nuovi singoli dei Gillian Carter, primi inediti dopo quattro anni che presumibilmente anticipano l’uscita del nuovo album.
Articolo a cura di Davide Brioschi (Puke Wolf, The Human Race Is Filth), Antonio Sechi (Darkcharge/Chikara/Wulfchant, Funny Bone) e Jacopo Silvestri (Demersal/Piet Onthel/Letterbombs/Vientre e Gillian Carter).
Puke Wolf > Interstice
(Vinile – 5FeetUnder Records)
Parlando della propria musica come di “emotional post-hardcore” i danesi Puke Wolf intendono descrivere quella gamma di suoni a metà tra hardcore e screamo, impreziosita da sezioni ambient o noise rock, che caratterizza la loro opera. Il nuovo Ep del gruppo, dal titolo Interstice – a rappresentare l’onnipresente ed effimero spazio che sempre separa gli individui – è un concentrato di suoni densi e pregni di malinconia, a ricordare le migliori uscite dei La Dispute per carico emotivo. I brani, appunto perché arricchiti da intere sezioni più rilassate, dalle tinte atmosferiche, si dispiegano per minutaggi più lunghi di quelli tipicamente assegnati a pezzi hardcore, ma la gioia che l’accostamento di aggressivi riff e distensioni ambient dà alle orecchie di chi ascolta ne vale assolutamente la pena. Tutti e tre i membri del gruppo prestano la propria voce per la composizione delle vocals dei pezzi, donando alla già ottima sezione strumentale un che di accorato e ritualistico che ne aumenta il pregio. Un gioiellino, imprescindibile per ogni amante del genere.
The Human Race Is Filth > Echo Chambers
(Digital – Autoproduzione)
Aggressivi ma scarsamente originali, i THRIF (The Human Race Is Filth) rientrano nella schiera di quei gruppi che integrano il grindcore più classico con lo sludge (alle volte quello che loro chiamano sludge), ad ottenere un hardcore marcio e cattivissimo ma che inizia già a sapere un po’ di stantio. L’ultima release della band, Echo Chambers, è un concentrato di quanto descritto sopra: corde e pelli velocissime rallentate di colpo dal viscidume di una melma distorta e malvagia, sia un effetto applicato agli strumenti o un vero e proprio rallentamento in chiave doom. In ogni caso, i nostri ottengono quello che gruppi come Weekend Nachos o Full of Hell (giusto per non fare un elenco di dieci righe) hanno già ampiamente sperimentato da anni. Le vocals, a tratti aspre e scream, a tratti profonde e più gutturali, sono un punto di forza del lavoro, e lo rendono comunque degno di essere ascoltato, nonostante ben poco esso aggiunga alla scena hardcore/grind contemporanea.
Darkcharge/Chikara/Wulf Chant > Unholy Trinity
(CD – Darkcharge Records)
Dopo tre anni si silenzio fanno ritorno i Darkcharge che erano dati per dispersi, in attesa dell’uscita del quarto full chiamano a raccolta i Chikara e i Wulf Chant. Tre pezzi a testa per un totale di quasi mezz’ora, mezz’ora di caos, ma su tre livelli molto diversi. I Darkcharge si lanciano in una sorta di punk hardcore, sporcato leggermente di black metal andando a creare un ibrido dinamico e pieno di grinta che nonostante la voce di derivazione Burzumiana dei vecchi tempi, non risulta estremo, forse giusto un po’ prolisso soprattutto sul brano “Sorrowed Skies”. Completamente differenti invece i Chikara con il loro raw crust direi economico, la loro proposta, nota per altri split usciti in passato con altre band quali Mucus, Rotten Rectum o anche Doomsday, è una delle cose più antimusicali che ci siano in giro, la loro forza sta nell’essere completamente inascoltabili, cosa che a volte rappresenta motivo pregio, ma nel caso dei Chikara il dibattito è ancora aperto, ascoltare un pezzo come “Kazu Ljuri” per capire quanto è profondo il bidone che raschiano. Con i Wulf Chant ci si addentra invece in un sentiero contrario a quello dei Darkcharge, quindi black metal, ma arricchito di un certo hardcore a rendere il tutto decisamente più brioso, ma nemmeno troppo perché quando meno ce lo si aspetta si fanno vive delle atmosfere tipiche di band come i Nyktalgia. Anche qui la voce è acuta e fredda come un coltello che attraversa la carne. La musica di questo progetto solista è in grado di stupire con soluzioni melodiche interessanti, ma è costretta a fare i conti con una scrittura generale troppo minimalista e una produzione sbilanciata. È un lavoro interessante sotto molti aspetti Unholy Trinity, ma pecca della capacità di invogliare a un secondo ascolto.
Funny Bone > Demo
(Tape – Willow House Records)
Una cosa molto importante dovrebbero sempre tenere a mente le band: la spontaneità. I Funny Bone lo sanno e ne fanno e se ne fregiano, certo si tratta di una demo e va da sé che hanno voglia di fare ciò che si sono prefissati di fare. La maggior parte delle band sono così all’inizio, ma non voglio fare illazioni adesso. Non essendo riuscito a trovare fonti riguardanti questa band devo dedurre che si tratta di una prima fatica. Questo demo è registrato veramente male, a presa diretta, live in studio con tutto ciò che ne consegue come per esempio un casino allucinante e della musica in sottofondo che proviene probabilmente da una stanza adiacente lo studio. Divertente a pensarci, ma la musica che fanno questi ragazzi è più che soddisfacente e rispecchia alla perfezione il concetto di punk. Nonostante il caos straziante che sommerge i pezzi va detto che comunque i brani sono abbastanza chiari da far capire molto delle melodie e delle soluzioni di scrittura e riempitive, le legature e tutto il resto. Si tratta di un punk molto agitato, capace di fomentare grazie a una forte presenza di hardcore tutt’altro che melodico, infatti riesce difficile credere che questi ragazzi siano californiani in quanto da quella parte d’America solitamente l’hardcore ha delle caratteristiche molto riconoscibili e stabilite, qui abbiamo gente che vuole rompere le regole e regalare minuti di musica ribelle e nervosa. Cosa di cui spesso c’è bisogno.
Demersal / Piet Onthel / Letterbombs / Vientre > 4 Way Split
(Tape – Tomb Tree Tapes, Witch Elm Records)
Tomb Tree Tapes e Witch Elm Records hanno unito le forze per la pubblicazione di questo split, che chiama in causa quattro band da ben tre continenti diversi per un risultato a metà strada tra screamo, emoviolence e post-hardcore. Ognuno dei gruppi ha contribuito alla causa con due nuovi pezzi, con un’intensità che si mantiene lineare durante l’ascolto nonostante gli stili diversi. La partenza è decisa con l’attitudine hardcore dei danesi Demersal e la loro successione di riff accattivanti. Si continua l’ascolto volando in Malesia con i Piet Onthel, formazione che si sta facendo conoscere nella scena con un alto numero di pubblicazioni negli ultimi anni, e il loro sound frenetico e straziante non delude nemmeno in questo caso. L’ulteriore energia dell’emoviolence nel loro caso risalta, e non ha problemi a palesarsi nemmeno nei due brani dei finlandesi Letterbombs. La band scandinava è giovane ma particolarmente attiva, essendo quello in questione lo terzo split uscito quest’anno in cui partecipano, e implementa nel proprio stile un sound più grezzo con riferimenti allo screamo più classico e malinconico. In conclusione c’è spazio anche per i Vientre, interessante e ormai esperta (sono tre i full length da loro pubblicati) realtà dalla Colombia, il cui impeto è veicolato da un post-hardcore roccioso e dal forte impatto emotivo.
Gillian Carter > Songs of Summer
(Digitale – Autoproduzione)
Son passati ben 15 anni dal primo lavoro pubblicato dai Gillian Carter, e nel mentre la band dalla Florida non ha mai dato l’impressione di volersi fermare, anzi, ha avuto modo di modellare il proprio sound e sperimentare a più riprese. Il full length This Earth Shaped Tomb del 2018 è al momento il picco raggiunto dai Nostri, e dopo ben quattro anni sono usciti finalmente degli inediti che ci danno un assaggio di ciò che ci si potrebbe aspettare da loro futuri dischi. Songs of Summer contiene due pezzi rilasciati a inizio giugno per anticipare un tour statunitense tenuto nelle scorse settimane, ed è chiaro il potenziale impatto live di questi brani. Il loro screamo non è mai stato statico, anzi, un aspetto che lo contraddistingue è proprio la poliedricità, e in questo contesto gli statunitensi si sono concentrati sulla versione più sfacciata del loro sound. Due pezzi dall’impatto immediato e viscerale in cui i riff si susseguono continuamente rendendo questi pochi minuti accattivanti e dinamici. La band ha anche pubblicato, due settimane dopo, il brano “Healers of Dead Praise”, e viste queste due recenti uscite è auspicabile l’arrivo di un nuovo album nei prossimi mesi.