Da queste parti lo affermiamo francamente, soprattutto dopo mesi di ascolto quasi perpetuo: Memento Mori è il miglior disco dei Depeche Mode da Ultra (escluso) in poi. Chiaramente ispirato a temi esistenziali, se non indotti, almeno accentuati dalla scomparsa di Andy Fletcher, l’intero lotto è pervaso da atmosfere marcatamente electro-rock altamente reminiscenti dei fasti di alcuni episodi anni Ottanta del combo inglese. Se vogliamo, però, il principale elemento di novità sta nel constatare come, per quanto riguarda i dischi prodotti dai Depeche Mode nel nuovo millennio, tali elementi sono stati così consapevolmente espressi in una formula matura, auto-consapevole, artisticamente densa.
Questo è infatti palese già dal riuscitissimo singolo “Ghosts Again” il quale riesce a fondere elegantemente, come d’altronde solo loro sanno fare, catchiness musicale e profondità di significati metaforizzate da immagini reali – il video è un piccolo gioiello di gusto e fotografia – e virtuali, data la poeticità intrinseca nel concepire la fede come due amanti dormienti che sussurrano il proprio essere eterei e transienti. L’ossessione sul tema della caducità della vita è presente praticamente in ogni pezzo del lotto: basti considerare le riuscitissime “Wagging Tongue”, “Soul with me”, “Don’t Say You Love Me” e “Before We Drown”, episodi dai sentori soul, gospel e R’n’B che richiamano le ballad di dischi seminali come Violator o Songs of Faith and Devotion ma condite da suoni sintetici e orchestrazioni sempre riuscite. Puntualizziamo che la vena più synth-electro non è una mera riproposizione di fasti passati per nostalgici dell’ultima ora, ma rinvigorisce scelte sonore e stilistiche che ben sostengono lo stato di forma eccelso dell’ormai duo inglese. Questo infatti rende degna di nota la presenza di pezzi al limite del ballabile come “My Favourite Stranger” e “Always You”, i cui arrangiamenti mai banali suscitano il giusto interesse agli ascoltatori più attenti. Non mancano anche momenti in cui i nostri osano con esperienza, ri-esplorando la matrice industrial della storia dei Depeche Mode come nelle memorabili “My Cosmos Is Mine” e “Speak To Me” poste rispettivamente in apertura e chiusura del disco. In particolare l’ultima traccia non può non lasciare indifferenti nel testo, nella decadenza, nella sensibilità: un pezzo assolutamente teatrale impreziosito dalla performance eccelsa di un ritrovato Dave Gahan che canta la propria maledizione d’aver praticamente già incontrato il tristo mietitor, nonché da tappeti gotici che culminano in un climax che non sfigurerebbe in Black Celebration o Music for the Masses. I momenti più uptempo invece sono lasciati a “Caroline’s Monkey”, “Never Let Me Go” e “People Are Good”, debitori evidentemente di alcune soluzioni già largamente esplorate nel corso della loro carriera – soprattutto nelle ultime due i riferimenti appaiono palesi, non solo dal titolo – ma che nel complesso dell’intero album non stonano.
Infine chiudiamo con una constatazione: è francamente difficile trovare momenti davvero imbarazzanti nella storia dei Depeche Mode. Certo, vi sono stati momenti meno ispirati, com’è normale che sia in più di 40 anni di carriera, tra tour, dipendenze, disagi, successi, esperienze pre-morte. Ma risulta difficile fare altri nomi che riescano a mantenere un certo standard compositivo come quello sviluppato dalla coppia Gore-Gahan. Memento Mori non è un capolavoro in termini di innovazione, forse pecca di monotonicità e non presenta davvero elementi nuovi nella storia del gruppo. Però, nonostante evidenti autoreferenzialità, rimane un disco onesto e ispirato, capace di tramutare tensioni e negatività in creatività, nonché degno di essere ascoltato in futuro e i cui brani non finiranno nel dimenticatoio, per vari motivi. Di questi tempi non è cosa scontata.
(Columbia Records, 2023)
1. My Cosmos Is Mine
2. Wagging Tongue
3. Ghosts Again
4. Don’t Say You Love Me
5. My Favourite Stranger
6. Soul With Me
7. Caroline’s Monkey
8. Before We Drown
9. People Are Good
10. Always You
11. Never Let Me Go
12. Speak To Me