Quand’ero più giovane non ascoltavo il punk, non lo ritenevo un genere musicale di qualità. Quando nacque il black metal, il mio pensiero rimase identico, mi sembrava solo un gran circo senza nulla di concreto e valido da dire e far ascoltare. Quanto mi sbagliavo, soprattutto per la fiamma nera. Ma d’altronde crescere è maturare e quindi mi trovo adesso ad apprezzare tantissimo la quasi totalità delle uscite discografiche. Il punk e il black metal hanno sempre avuto tantissimi punti in contatto, quali l’urgenza del declamare la propria esistenza, oppure la cruda veemenza nel descrivere la miseria umana, i fallimenti personali, puntare il dito contro la società avversa ed ostile, che fosse laica o profondamente religiosa poco importa.
Questo pippone esistenziale mi serve per descrivere al meglio il terzo lavoro dei francesi Jours Pâles, Dissolution, che già dal titolo fa capire che le cose si metteranno male (o probabilmente lo sono già: leggendo i testi il pessimismo, la misantropia, l’emarginazione, ci condannano definitivamente) una volta schiacciato il tasto play. Il black metal di Spellbound, rimasto praticamente da solo a comporre, attinge a piene mani dalle sabbie mobili del punk, dal decadentismo new wave, dal romanticismo sanguinolento tipicamente dark, arrivando a creare un letale intruglio che, almeno personalmente, non smetterei mai di trangugiare. L’arte, da sempre, è intrisa di dolore e questo dolore, fenice nera, rende grande ogni forma d’arte. La tracklist porta con sé diverse sfumature di afflizione, declinandone il peso – “Les lueurs d’autoroutes” suona quasi allegra e foriera di speranza con quell’intreccio di voci femminili; “Noire impériale” invece è quadrata, sbrigativa nel gettarci nella mischia, con un curioso omaggio ai Maiden d’annata; “Dissolution”, posta poco prima della chiusura, è una carezza ruvida, che non lascia passare il benché minimo raggio di sole – e quando l’album termina ci si ritrova debilitati, miseri involucri svuotati di ogni certezza.
Ma probabilmente, l’unica certezza è che gli Jours Pâles sanno scrivere grandissima musica e fino ad ora non hanno sbagliato un colpo. Basta questo.
(Les Acteurs De L’Ombre Productions, 2024)
1. Taciturne
2. La reine de mes peines (des wagons de détresses)
3. Noire impériale
4. Les lueurs d’autoroutes
5. Réseaux venins
6. Une mer aux couleurs désunions
7. Limérence
8. Dissolution
9. Terminal nocturne