Scenari nefasti e occulti sono quelli in cui si incombe ascoltando la musica degli Acacia’s Temple, nuova realtà nata recentemente in Lombardia e capitanata da M., già membro fondatore dei Fuoco Fatuo, ma che si estende anche al di fuori dei confini italiani, con anche un membro dei Gaerea coinvolto. Il loro primo album si intitola Elegiac Pilgrimage, è stato pubblicato da Vendetta Records agli sgoccioli dell’anno da poco terminato ed è una manifestazione infausta di un black metal avvolgente nelle sue trame tenebrose, che sferra con sagacia tutte le carte a sua disposizione.
La discesa in territori pregni di mistero è immediata con l’inizio dell’ascolto, che con il suo incidere cadenzato accoglie in un flusso continuo che intreccia con grande coesione l’identità dei vari brani. Un approccio grezzo e ben strutturato, quello dei Nostri, nella sua natura minimale ma allo stesso tempo sfaccettata, con atmosfere asfissianti che danno voce agli angoli più remoti della psiche umana. Una proposta che elogia le sfumature evocative del black metal, mettendo in evidenza la maestosità brutale ma anche affascinante che sa avere, con parti di chitarra ipnotiche e ritmiche taglienti che colpiscono nel segno. Ma non solo strumenti, anche la voce fa il suo sporco lavoro con una spiccata teatralità che segue le orme di band come Spire e Almyrkvi che negli ultimi anni hanno esplorato questa scelta stilistica per le parti vocali, e il risultato rende il disco ancora più compatto e accattivante nel suo impatto. Questo elemento, tra l’altro, è uno dei velati richiami a delle sonorità dalla decadenza doom che non prendono mai il sopravvento, ma facendo capolino in secondo piano riescono comunque a dire la loro. Senza particolari picchi, ma anche senza passi falsi, l’album prosegue con fare concreto ed esiziale, facendo apparire ogni brano come la naturale successione del precedente. L’ascolto indaga a lungo in territori occulti e atmosferici, in cui i midtempo la fanno da padrona (“The tale of the River and the Fox”), così come i momenti dal sapore ritualistico, fino a quando seguendo il continuo crescere dell’intensità arriva, ferale e con un tempismo ottimale, l’esplosione malvagia firmata “Cathedral shadows”. Viene introdotta così la sezione finale dell’ascolto, più contorta e poliedrica come dimostra ulteriormente la successiva “A Lover’s lament In the haunted grove”, un’altalena che non lascia scampo tra settori cadenzati e altri più diretti.
Elegiac Pilgrimage è un debutto uscito in sordina, senza proclami e praticamente senza preavviso, ma che si rivela un inno infernale di grande interesse. Un lavoro che non sarà trascendentale o innovativo, ma onora nel migliore dei modi una visione del black metal che oltre alla violenza dà particolare rilievo a trame macabre ed evocative, riuscendo nel suo intendo di evocare una furia trascendentale e ammaliante a modo suo. Si fanno conoscere così, gli Acacia’s Temple, sfruttando con efficacia la loro esperienza per forgiare un disco che punta tutto sulla concretezza e coglie nel segno facendolo.
(Vendetta Records, 2024)
1. Flames of Introspection
2. Unveiling Romantic Darkness
3. The tale of the River and the Fox
4. Whispers from the night’s abyss
5. Cathedral shadows
6. A Lover’s lament in the haunted grove
7. End’s verse