Dopo aver pubblicato un album nel 2018 (Délirant), tornano alla carica gli spagnoli Délirant con il loro secondo album intitolato Thoughteater. A dire la verità, questo è un progetto solista nel quale il misterioso D.B. si occupa di scrivere e comporre la musica e di suonare tutti gli strumenti. A cercare più informazioni su di lui, ho scoperto che D.B. è anche il mastermind di altri due progetti solisti, i Negativa e gli Hässlig. Tutti e tre i suoi progetti sguazzano nel mare del black metal, passando da roba più arzigogolata e dissonante come nei Délirant, o ad un black più primordiale, crudo e diretto, come nel caso degli Hässlig (che vi consiglio, perché non sono affatto male).
Come dicevo, la parola d’ordine per i Délirant è dissonanza, ed infatti l’intero album è basato su tempi dispari, note che stridono tra di loro, accordi strani, e riff che trasmettono inquietudine. Oltre a questo, aggiungete anche una voce straziante, che si accoppia perfettamente a dei suoni provenienti da un angolo freddo e remoto del cosmo ed una produzione gelida, ed avrete Thoughteater. Quest’atmosfera rende il disco carico di ansia e male di vivere. Ho fatto un po’ di fatica ad entrare nello spirito del disco: Thoughteater non è di facile ascolto, e soprattutto bisogna essere in vena di certe sonorità per poterlo apprezzare, anche perché richiede abbastanza concentrazione e svariati ascolti per poter essere assimilato in pieno. Il maggior ostacolo dell’album è la dissonanza stessa. Capisco che ultimamente vada molto di moda, e che se sei in grado di suonarla bene puoi pubblicare capolavori (gli Ulcerate ci hanno viziato bene dopotutto), ma quando un disco ruota solamente intorno ad essa, allora diventa un mero esercizio di stile, ed il tutto perde un po’ interesse. Tuttavia, una volta riusciti a superare questo scoglio, bisogna ammettere che i Délirant sanno fare il loro sporco lavoro, ed ecco quindi che le cose che rendono l’album interessante iniziano a saltare fuori. Ad esempio in “Thoughteater II” un minimo di melodia in più aiuta a smussare gli angoli di un disco un po’ troppo spesso spigoloso, e stessa cosa si puo dire per l’intrigante riff iniziale – che vi accompagnerà per l’intera durata della canzone – di “Thoughteater III”. In “Thoughteater IV”, riff più diretti e tempi meno dispari richiamano ad un più classico black metal che ricorda i grandi classici del genere (Darkthrone su tutti). Non male anche “Thoughteater VI”, dove D.B. leva il piede dall’acceleratore dimostrando che si può essere trve & grim (cit.) anche senza andare ai mille all’ora. Ottima anche la conclusiva “Thoughteater VII”, che sfodera un minimo di melodia, che mischiata alla disperazione che la canzone trasuda, la rende forse la migliore dell’album.
In conclusione, lavoro impegnativo, che va ascoltato svariate volte e con molta attenzione. Un disco che vi farà sudare, ed arrivare vivi e sani di mente alla fine sarà un’impresa, ma alla fine dei conti ne sarà valsa la pena. album da ascoltare quando odiate l’intero mondo e volete essere lasciati soli.
(Sentient Ruin Laboratories, 2025)
1. Thoughteater I
2. Thoughteater II
3. Thoughteater III
4. Thoughteater IV
5. Thoughteater V
6. Thoughteater VI
7. Thoughteater VII