Gli Habak celebrano il loro decennale e lo fanno con un album devastante. Sono infatti passati già dieci anni dal loro debutto del 2015 con Insania, a cui era seguito nel 2022 Ningún Muro Consiguió Jamás Contener la Primavera, il tutto inframezzato agli split con Fractal e Lagrimas e all’EP Un minuto de obscuridad no nos volverá ciegos. La band di Tijuana per l’occasione ha realizzato un album di quelli che resteranno, di quelli che mettono un mattone importante nella costruzione di un percorso. L’album mostra una band ormai matura, affiata e consapevole dei propri mezzi, che, dopo dieci anni di rodaggio, riesce a mettere a fuoco il suo obiettivo e a colpirlo duramente, con otto fucilate, senza punti deboli.
Concettualmente legati alla scena anarcopunk DIY, gli Habak mettono subito le cose in chiaro. Loro stanno dalla parte degli ultimi. E lo gridano a squarciagola, senza paura alcuna. Si battono per un futuro diverso, migliore, che dimentichi la lotta per sopravvivere cui siamo costretti ora dal soffocante sistema capitalistico. Sono a una svolta. Il movimento anarcopunk che guarda al crust presuppone un circuito alternativo, ma gli Habak hanno raggiunto una notorietà che li pone nella scomoda posizione di chi potrebbe vedersi proporre quel cambio di passo che rischierebbe di mettere in secondo piano la loro (forte e fondamentale) componente ideologica. Sono però una realtà troppo intelligente per cadere nel tranello, e siamo certi sapranno muoversi al meglio evitando l’ostacolo. Il disco è intensissimo ma mai caotico, e sposa i testi di rivolta con un’aggressività ragionata ma furente, figlia della rabbia e figlia del dolore (come cantavano nel ponente ligure The Crime Gang-Bang nel 1988) che accende la fiamma della ribellione e sparge fuoco ovunque. Una band che (finalmente) unisce l’impegno politico all’aggressione sonora, in ricordo degli anni furiosi dell’hardcore punk italiano degli anni Ottanta.
Gli Habak hanno le idee chiarissime e ce lo dicono apertamente: Dopo anni passati sognando utopie crollate nell’urlo del risveglio mattutino, il deserto fiorisce di milioni di orchidee, mentre quei giorni tanto sospirati sembrano non arrivare mai. Non c’è nulla di nuovo sul terreno su cui camminiamo. Non ci sono più spazi per fuggire dall’asfalto delle città. Dal rumore nelle strade. Dall’odore della morte e dagli sguardi persi di chi le abita.
(Alerta Antifascista Records, Exabrupto Records, 2025)
1. Mil orquídeas en medio del desierto
2. Desarraigo
3. Manual de un naufragio
4. Alienación y delirio
5. Interludio – En la tempestad
6. Notas sobre el olvido
7. Hacia el abismo
8. Dejemos hablar al viento