Correva l’anno 1997, il mondo si preparava lentamente al nuovo millennio, morivano Madre Teresa di Calcutta e Lady Diana e nasceva il colosso Google; nel mondo del metal estremo, in lotta contro il diffondersi su larga scala del nu metal, andavano di moda il death metal melodico (soprattutto proveniente dalla Svezia) e il gothic metal, e il black metal viveva la sua epoca d’oro. Negli Stati Uniti, da sempre grande calderone di artisti più o meno promettenti, si era da qualche anno affermato nella scena underground un certo Akhenaten, al secolo Andrew Harris, che con il suo progetto solista Judas Iscariot portava avanti la propria lotta contro i confini morali stabiliti dal Cristianesimo.
I Judas Iscariot avevano debuttato sulla scena statunitense con l’album The Cold Earth Slept Below… nel 1996, seguito immediatamente da Thy Dying Light, dimostrando subito che il black metal gelido e grezzo non proveniva necessariamente dalla Scandinavia. Of Great Eternity è la loro terza fatica, uscita appunto nel 1997 e oggi ristampato dalla Moribund Records, etichetta decana della scena black e death metal a stelle e strisce. La band di Akhenaten è oggi considerata uno dei progenitori dell’odierna scena dell’United States Black Metal, definendo un suono ancora oggi utilizzato da band affermate come Xasthur, I Shalt Become, Leviathan e Krieg, solo per citarne alcune; Of Great Eternity viene riportato in vita dopo essere andato fuori produzione addirittura dal 2003, resuscitando un suono marcio, grezzo, aggressivo, senza compromessi, dove la distorsione di chitarre e voce aliena l’ascoltatore e lo rapisce in un vortice di rabbia, odio e nichilismo.
La purezza e la semplice aggressività dei primi Darkthrone e la ripetitività ipnotica delle chitarre di Burzum sono punti cardine nel suono dei Judas Iscariot, che però rileggono gli stilemi dettati dai fondatori del black metal della seconda ondata in chiave moderna (non sono tante le band del genere che azzardavano un brano strumentale come “…I Filled With Woes The Passing Wind…”). Ovviamente, visto che il nome Judas Iscariot è rimasto vincolato alla scena underground, non è tutto rose e fiori nell’analisi di questo disco, infatti l’album deficita di precisione perché il nostro Akhenaten aveva l’ardire di registrare i dischi in un’unica sessione e il suono della batteria lo testimonia; per alcuni può essere un errore di superficialità, ma il polistrumentista americano manteneva così una genuinità insuperabile e ripercorreva gli antichi fasti della seconda ondata (Under A Funeral Moon dei Darkthrone fu registrato in una grotta per mantenere il suono grezzo e marcio).
Of Great Eternity è un buon album di puro e grezzo black metal primordiale, senza fronzoli e contaminazioni sinfoniche, abbondante di riff in tremolo e dall’atmosfera nera come la pece, immancabile per gli aficionados del genere nella sua incarnazione più pura. La Bestia è stata risvegliata!
(Moribund Records, 2021)
1. …The Heavens Drop With Human Gore…
2. …I Filled With Woes The Passing Wind…
3. ..Then Mourns The Wanderer…
4. …For The Last Judgement Draweth Nigh…
5. …Calls To Heaven For Human Blood…
6. …Our Sons Shall Rule The Empire Of The Sea…