La trasformazione naturale e artistica dei Naxatras ha permesso ai Nostri di ampliare in questi anni il loro bagaglio sonoro, trovando spunti nuovi in fase di composizione. Il gruppo nasce in Grecia a Thessaloniki nel 2012 creando una potenza musicale a tinte heavy psych rock con un buon appiglio verso il vintage anni Settanta, che completa melodie sognanti e riff accattivanti. La loro carriera racchiude quattro favolosi album che esplorano jam session infinite e trascendentali, intrise di trame mentali e creative. Il nuovo lavoro in studio dal titolo V rappresenta un’ulteriore passo avanti e segno di maturità raggiunta, portando l’ascoltatore all’interno di un’avventurosa e cosmica esperienza visiva.
Il quartetto apre i cancelli della mente con l’iniziale flusso spaziale di “Celestial Gaze”, un brano accogliente che danza sul tappeto mistico del synth e la ritmica portante, costruendo il suo fluido malinconico intorno alla voce di stampo progressive. Sul ritornello poi le melodie si fanno più sensibili e un assolo di chitarra si contorce nell’atmosfera lunare chiudendo il brano in maniera morbida. Segue il ronzio graffiante in “Spacekeeper” con un tocco martellante di batteria che abbraccia un fraseggio arabesco a tinte misteriose, una traccia che rispecchia il modo di produrre della band colmo di profondità e notevole fattura. Il rituale mistico continua sulle note della successiva “Numenia”; qui la ritmica appare lenta e dormiente con il solito groove di basso, i giochi virtuosi del chitarrista e il testo andante. Sulla seconda parte le percussioni preparano il colpo a un riff aggressivo e spedito, trascinando le sensazioni in un infernale colpo finale. Il sintetizzatore di “Utopian Structures” avvia un emozione tentacolare con il riff chitarristico sentimentale che ci trascina in uno stato di trance, formando una canzone complessa e dissonante, la migliore del lotto. “Breathing Fire” mette in mostra il lato più duro e pesante del disco, grazie alla distorsione hard rock che viaggia alla perfezione sulle parole sonnolenti e cavernicole, il sound magico del synth poi si cimenta in fraseggi frizzanti colorando un momento oscuro. Il trittico finale inizia con groove arabesco in “Legion” e il tappeto elettronico molto interessante, passando poi per la narrazione intrigante di “Sand Halo”, una traccia intensa che regge un tempo ripetitivo ma coinvolgente. Per finire chiudiamo con l’arpeggio di “The Citadel” che esprime uno sfogo profondo e drammatico.
I Naxatras sono una realtà cosmica mozzafiato in ogni lavoro inseriscono sempre un tassello diverso e dinamico, che li distingue da molte altre realtà affini al genere. In questo album l’ascolto risulta lineare e di grande fattura, andando a creare un attraente racconto psichedelico.
(Evening Star Records, 2025)
1. Celestial Gaze
2. Spacekeeper
3. Numenia
4. Utopian Structures
5. Breathing Fire
6. Legion
7. Sand Halo
8. The Citadel