Quella delle Divide and Dissolve è una delle realtà a cui dedichiamo da sempre grande attenzione. Il duo australiano costituito da Takiaya Reed e Sylvie Nehill, rispettivamente di etnia Cherokee la prima, e Māori la seconda, rappresenta uno dei progetti più politicamente attivi nel panorama musicale contemporaneo. Negli anni però qualcosa tra loro deve essersi rotto. Ad oggi infatti resta la sola Reed come superstite della formazione originale, immutata fino al precedente Systemic del 2023. Reed che si avvale attualmente, dal vivo, della collaborazione alla batteria di Scud Viney, polistrumentista non-binary di Melbourne. Takiaya Reed è non è però solo una musicista, ma un’attivista che si muove, pensa, ed opera, in un contesto controculturale che la vede impegnata a tutto tondo nelle battaglie per i diritti umani, in quella che lei stessa individua come “resistenza collettiva” all’oppressione. Con quest ultimo Insatiable la Nostra sancisce l’inscindibilità che unisce suono e dolore. E lo fa sfidando le convenzioni sonore di un mondo in decadenza, schierandosi apertamente contro quello che da sempre è il suo nemico per eccellenza, vale a dir la supremazia bianca. Ma non solo. Il suo è un grido di rivolta che guarda anche ai pregiudizi di un sistema post-coloniale, caratterizzato da prevaricazioni, violenze e repressione, che, sebbene sia ormai vicino al collasso, riesce ancora a perpetrare i suoi crimini.
Un album che, concettualmente parlando, denuncia il colonialismo e la schiavitù, in un’attenta e approfondita analisi della dicotomia decolonizzazione/genocidio, attraverso un invito a lottare, anche e soprattutto, quando le condizioni sembrano immutabili e non pare esserci speranza per il futuro. È in un contesto di questo calibro che si esplica l’insaziabilità che ha suggerito il titolo dell’album. Un’insaziabilità che fa riferimento all’idea che, nonostante non riesca a trovare appagamento in quello che fa, l’uomo persevera con i suoi atteggiamenti negativi e violenti, in un vortice da cui non riesce ad affrancarsi. Alle Divide and Dissolve non interessa creare qualcosa che possa passare agli annali. Il loro è un approccio che cerca di restare fedele alle idee di cui sopra, mostrando però, di volta in volta, quanto vario possa essere il modo per esprimerle, senza dover rinunciare a quelle dinamiche sonore che le caratterizzano da sempre, e che fanno di loro una delle realtà sonore antagoniste più interessanti. Insatiable è il loro sesto album in quasi dieci anni di attività. Dieci anni che sono trascorsi in un crescendo che ce le consegna oggi al massimo della loro forza espressiva. Non è infatti difficile inquadrare questo ultimo loro lavoro come quello più potente e straziante, ma anche, per certi versi, accattivante di tutta la loro discografia. Quasi interamente strumentale, l’albumraggiunge profondità sonore quasi assordanti, caratterizzate da una bellezza emotiva dirompente, che si apre ad un senso di inevitabile oppressione, sancito dall’alternanza tra le dissonanze distorte, e disturbanti, di chitarra e sax. Le dieci tracce che lo compongono marchiano a fuoco la nostra pelle in un rituale catartico, caotico e inquietante, portandoci a contatto con il dolore più vero e più profondo.
C’è solo un modo, raggiunti gli inferi, per risalire. E cioè assecondare le Divide and Dissolve nella ricerca e nell’eliminazione di tutti i demoni che ci impediscono di vivere liberamente la nostra indole.
(Bella Union, 2025)
1. Hegemonic
2. Monolithic
3. Withholding
4. Loneliness
5. Dichotomy
6. Provenance
7. Disintegrate
8. Grief
9. Holding Pattern
10. Death Cult