Dorthia Cottrell è la voce dei Windhand, gruppo doom/stoner di Richmond (Virginia, USA): con questa band si è fatta conoscere al grande pubblico per delle indubbie doti canore, una voce calda e vellutata, fumosa e perfetta per il suono vago e allucinato del suo ensemble. Ma la Nostra ha anche una carriera solista alle spalle, e questo 2023 la vede tornare in scena con il suo secondo lavoro, Death Folk Country: nomen omen, assolutamente.
Il titolo già chiarisce cosa aspettarsi dalle undici tracce che compongono l’album, e non si avranno sorprese, avremo ciò che cerchiamo. Ispirandosi al Lanegan solista (periodo Bubblegum), a Steve Von Till, e a certe atmosfere di Osi and the Jupiter, la Nostra tira fuori il coniglio dal cilindro con un intenso lavoro che lambisce in parti uguali i territori cari al folk americano, al country più oscuro e decadente, e al blues di palude. Volete alcune prove? Eccovi “Harvester”, sonnolenta e fumosa nel suo incedere ipnotico, aperta dal tintinnio di campanelli dal sapore sciamanico che fanno da contorno ad un’interpretazione canora blueseggiante e solenne, dai risvolti sinistri ed occulti che di tanto in tanto si aprono a schiarite emozionanti. Abbiamo poi “Black Canyon”, dove lo spettro di Lanegan aleggia forte e ben presente, o “Family Annihilator”, dove si torna al mood vago e nebbioso, arcano e naturalistico, caro a Sean Kratz e al suo progetto Osi and the Jupiter. “Effigy at the Gates of Ur” rischiara improvvisamente le atmosfere crepuscolari che si erano andate creando con una ninna nanna al lume di candela dal sapore consolatorio, che ricorda certe ballate rock classiche dei nostri genitori, rimandi vaghi forse ma sicuramente ben presenti nelle nostre memorie. E si continua così, alternando momenti di blues melmoso a cavalcate folk, con una chitarra che sa essere ora polverosa, ora cullante, ora dal sapore arido e desertico ora liquida ed eterea. Come la stessa voce della Cottrell se vogliamo, chiaramente la protagonista di questo lavoro nel quale riesce ad esprimersi in maniera sicuramente migliore e più libera di quanto potesse fare con i Windhand (che già comunque puntano molto su di lei).
Che bell’album Death Folk Country, il quale inaspettatamente sa lasciarci con una sensazione di calore, di piacevole e consolatoria nostalgia, e la voglia di premere di nuovo “play” per lasciarsi avvolgere di nuovo dalle bellissime atmosfere create da Dorthia Cottrell. Unico neo? La copertina: oggettivamente un po’ troppo sempliciotta, quasi da band horror punk e non molto in linea con quella che poi è la vera natura del lavoro, ma pazienza… Resta il fatto che se siete alla ricerca di qualcosa che calmi la vostra sete di folk e country americano dovete farvi assolutamente questo regalo, non ve ne pentirete.
(Relapse Records, 2023)
1. Death is the Punishment for Love
2. Harvester
3. Black Canyon
4. Family Annihilator
5. Effigy at the Gates of Ur
6. Midnight Boy
7. Hell in My Water
8. Take up Serpents
9. For Alicia
10. Eat What I Kill
11. Death is the Reward for Love