Dopo il fulminante esordio nel 2019 con Tenebra, La Janara torna a far parlare di sé con il suo recentissimo Le Donne Magiche. Il fatto che si tratti del secondo album in una decade di esistenza sta a sottolineare come La Janara non abbia fretta di mostrarci ciò di cui è capace. La loro è una costruzione meticolosa, per alcuni lenta, per noi doverosa. Dimostra quanto la band tenga alla resa finale del disco, in modo che possa rispecchiare quelle che erano le premesse e le intenzioni di partenza. Le Donne Magiche, che esce ancora per Black Widow, è un album che mostra immediatamente, al netto di alcuni eccessi prog che riducono l’immediatezza dell’impatto, di essere inquadrabile come un passo avanti nella consapevolezza dei propri mezzi. Meno “istintivo” rispetto al debutto, il disco racchiude tutta una serie di divagazioni sonore che però non ne alterano l’insieme, con un sound facilmente riconducibile ad un disegno di fondo che non tradisce il marchio di fabbrica targato La Janara.
Come in passato l’elemento dominante, a livello concettuale, è la figura femminile, qui declinata al plurale, in una serie di richiami alle tradizioni locali di quel territorio tra l’Irpinia e il beneventano, in cui sono racchiusi mondi rurali caratterizzati da folklore e stregoneria, ma anche paganesimo, occultismo, e magia. Le Donne Magiche canta infatti l’oscura realtà che ha visto le donne vittime di ogni tipo di oppressione nel corso dei secoli. Donne che non hanno avuto altra strada che quella della stregoneria per provare a liberarsi da un nerissimo domani a cui erano destinate. Una strada lastricata di dolore, e carica di lacrime e sangue. Ma soprattutto l’unica percorribile. Tutto questo richiama ancora una volta il concetto alla base del progetto, la figura delle Janare, vale a dire figure misteriose che si muovono a cavallo tra la vita e la morte, tra la mitologia e il folklore, dove il soprannaturale e l’occulto si legano alle credenze popolari. Se Tenebra celebrava la morte, Le Donne Magiche, stando a quanto ha dichiarato La Janara, va nella direzione opposta, esaltando vita, amore e eros. E lo fa grazie ad una cifra stilistica non da poco, che racchiude elementi folk all’interno di un tessuto hard rock caratterizzato da un’estrema versatilità. In molti si ostinano, forse frettolosamente e troppo facilmente (leggasi superficialmente) a catalogarli come una band metal. Noi, alieni alle categorie, crediamo che si tratti di una forzatura estremamente riduttiva per una realtà che ci mostra di non volerci dare troppi punti di riferimento, preferendo muoversi autonomamente e liberamente.
Le Donne Magiche è un album che guarda alla sperimentazione sonora con un approccio più ragionato di quanto (forse) non ha fatto in passato. E che mostra una band non più incentrata come per Tenebra sulla voce della Càngero come elemento centrale, ma aperta a una pluralità di soluzioni in grado di esaltare il lavoro di gruppo. Unico appunto (off topic) che ci sentiamo di fare è quello legato all’esiguo numero di concerti che solitamente accompagnano i loro dischi. Ci piacerebbe saperli maggiormente in giro per la penisola. Dopo tutto (e qui torno a farmi un po’ di amici…) vanno in tour realtà molto peggiori di loro.
(Black Widow Records, 2025)
1. Serpe
2. Le Castagne Non Cadono Più
3. Io Sono La Strega
4. Piangeranno I Demoni
5. La Notte è Buia
6. Gli Spiriti Del Bosco
7. Bruceremo
8. Mò Che Viene Agosto
9. Inverno
10. Domens