C’è tutto un mondo di onesti comprimari al di fuori dei riflettori della scena stoner/doom: proprio in questa schiera si inseriscono gli svizzeri Wolf Counsel, che giungono con questo Age Of Madness / Reign Of Chaos al traguardo del terzo album in tre anni, ancora una volta sotto l’egida della Czar Of Bullets. Dobbiamo però anticipare che questa prolificità, per certi versi lodevole, non corrisponde ad una effettiva progressione nella proposta sonora: il precedente Ironclad non ci aveva entusiasmato e ci ritroviamo oggi a riproporre una recensione molto simile.
L’album inizia, in realtà, abbastanza bene con “WolvenEarth”: il brano presenta un riffing classicamente doom che, sebbene non brilli per originalità, è trascinato da buon groove. L’atmosfera, stemperata dall’hard rock senza troppe pretese di “Semper Occultus”, si ripresenta nella title-track, brano lungo e dalle poche variazioni. Qui si palesano alcune ingenuità da parte del quartetto, ad esempio in una parte finale resa coinvolgente da un buon riff cadenzato, a cui vengono però intervallati dei fill solisti di batteria totalmente fuori luogo, e davvero non ci si capacita di come una band composta da musicisti navigati abbia potuto incidere qualcosa di simile. Le medesime perplessità si ripresentano nella successiva “O’ Death”, in cui una voce femminile che mal si amalgama al comparto strumentale, come alla voce burbera del bravo Ralf Winzer Garcia, spezza del tutto l’atmosfera e genera vari dubbi sul voler proseguire o meno con l’ascolto della tracklist. I tre brani conclusivi sono invece più canonici e scorrevoli, e filano via senza troppi problemi.
C’è sicuramente del buono in Age Of Madness / Reign Of Chaos, in particolar modo per quanto riguarda i suoni, ben calibrati tra il rude e il definito, e l’esecuzione – i Nostri sono bravi musicisti e alcune parti solistiche lo confermano. Le idee, però, scarseggiano, e i pochi momenti in cui la band osa si rivelano i peggiori dell’album. Possiamo azzardare che, in questo senso, proprio la prolificità a cui si accennava in apertura sia controproducente: insomma, se non sei una straordinaria fucina di brani di valore è meglio contenere le uscite, concentrando le composizioni migliori. Al momento è difficile considerare i Wolf Counsel più che degli onesti comprimari: c’è bisogno di produzioni di ben altro spessore per riuscire ad emergere in una scena sovraffollata come quella del doom moderno.
(Czar Of Bullets, Plastic Head Distribution, 2017)
1. WolvenEarth
2. Semper Occvltvs
3. Age Of Madness/Reign Of Chaos
4. O’ Deah
5. Eternal Solitude
6. Coffin Nails
7. Remembrance