C’è qualcosa di evocativo, arcano e subdolamente affascinante nella musica degli Eight Bells. Originaria di Portland, Oregon, la band è principalmente la creatura di Melynda Jackson, musicista al tempo impegnata con i Subarachnoid Space e che una volta terminata l’avventura con questa band decide di buttarsi a capofitto in un nuovo progetto nel quale è chitarrista e voce principale. Numerosi cambi di line-up portano alla formazione attuale che vede anche Matt Solis al basso e Brian Burke alla batteria; il nome scelto, Eight Bells, è preso direttamente proprio dal titolo dell’ultimo lavoro dei Subarachnoid Space, quasi a voler dare una sorta di continuità tra i due gruppi, che lo diciamo subito c’è ma fino a un certo punto.
È difficile fornire delle coordinate che permettano di intuire cosa aspettarsi da Legacy of Ruin, ultimo parto della band. Intelaiature ed atmosfere che rimandano al prog anni Settanta, all’occult rock e allo space rock si intersecano con derive folk e momenti ora tendenti al doom, ora al post-rock, ora addirittura al black metal, creando una sinestesia affascinante perché appunto di difficile catalogazione, ma allo stesso tempo anche incredibilmente melodica e orecchiabile. Da un punto di vista vocale abbiamo un costante intreccio di tonalità maschili e femminili, riverberate e lontane, che donano al tutto un sapore antico, occulto, assai evocativo, con effetti non dissimili da quelli che possono essere trovati nell’operato dei Dead to a Dying World, dei Flight of Sleipnir o degli USA Out of Vietnam, di fatto le prime band che ci sono venute in mente ascoltando i sei pezzi che compongono Legacy of Ruin. Molto spazio viene concesso alle digressioni strumentali, che in certi casi costituiscono addirittura più della metà di un brano: è il caso ad esempio di “Nadir”, pezzo nel quale si fondono senza soluzione di continuità doom classico e psichedelia, conferendo al brano un taglio decisamente epico e solenne. Quando i ritmi rallentano e le atmosfere si fanno più meste e malinconiche, quasi apocalittiche, emergono le affascinanti doti chitarristiche della Jackson, in grado di cullare l’ascoltatore con riff dolci e ammalianti trasportandolo in posti lontani, sospesi nel tempo e nello spazio, desolati e brumosi. È quanto accade in “The Well” e “The Crone” per esempio, ma attenzione, non aspettatevi delle canzoni folk o totalmente atmosferiche: i Nostri sanno cambiare di colpo le carte in tavola e stravolgere il loro operato nel giro di pochi secondi. Proprio in “The Crone” si assiste ad un ferale attacco ai limiti del black che interrompe di fatto in maniera assai brusca un crescendo che da angelico e rassicurante muta senza preavviso in un maelstrom violento e feroce. Le due anime continueranno poi a coesistere in maniera perfetta per tutta la durata del pezzo, donandogli vitalità e brio. Va detto però che quando le atmosfere si rasserenano e entrano nuovamente in campo le eteree armonie vocaliche non si può non rimanere stupiti e innamorati dal bellissimo lavoro che hanno fatto gli Eight Bells in sede di costruzione delle melodie canore.
Legacy of Ruin è un lavoro solido, elegante, cesellato nei minimi dettagli da una band che sembra essere uscita dal nulla ma che è in grado di plasmare la materia sonora a sua disposizione in maniera incredibilmente personale e variegata. Non è da tutti saper unire occult rock, doom, black metal, psichedelia settantiana, folk e space-rock, eppure i Nostri ci riescono dando alla luce una creatura dalle tante facce, multiforme, ben lontana però dall’essere un mostro informe e pachidermico. Non tutte le canzoni risultano essere ugualmente ben assimilabili al primo ascolto, in buona parte a causa dei cambi di atmosfera anche piuttosto repentini, ma gli Eight Bells sono stati comunque in grado di rendere i passaggi il più possibile gradevoli, regalando all’ascoltatore un’esperienza gradevole e invogliandolo a premere nuovamente “play” una volta che il disco è terminato. Una bellissima sorpresa dunque, e un centro pieno da parte della Prophecy Productions che è riuscita a mettere sotto contratto questa interessantissima realtà.
(Prophecy Productions, 2022)
1. Destroyer
2. The Well
3. Torpid Dreamer
4. Nadir
5. The Crone
6. Premonition