Non è la prima volta che la finlandese Svart Records pubblica lavori che coinvolgono musicisti già attivi in altre realtà di spicco nella scena locale, basti pensare ai Waste of Space Orchestra, frutto di una delle tipiche collaborazioni che ruotano attorno al Roadburn, o agli Haunted Plasma, tra le più piacevoli sorprese musicali del 2024, ed è questo il caso anche degli Entheomorphosis. Nel loro album di debutto, Pyhä Kuilu, la formazione vede membri dei Dark Buddha Rising e dei Mr. Peter Hayden unire le forze per cimentarsi in trame occulte ed enigmatiche.
Tra i richiami ai riff granitici dei Dark Buddha Rising e la natura psichedelica che strizza l’occhio ai Mr. Peter Hayden, non è difficile percepire un legame tra queste realtà, per quanto non siano mai richiami troppo evidenti, la musica rimane comunque orientata verso l’esplorazione di nuovi orizzonti, con fare esiziale e asfissiante. Parte da “Alkiema” un viaggio scandito da quattro movimenti, con ogni composizione che svela un significato simbolico preciso e profondo. Dall’assorbimento e la distillazione della luce, che conduce alla metamorfosi di carne e spirito, attorno a cui ruota l’appena citata opener, fino al culmine dell’ascolto, “Iätön”, in cui l’anima si trasforma in un operatore attivo della corrente universale, alterando la realtà. Queste energie astratte e spirituali prendono vita con un’anima doom che la fa da padrona, dando molto spazio alle connotazioni più sporche e grezze del genere, in costante dialogo con venature vicine al drone. Un sound granitico che però ha dei dettagli da smussare, e pecca di un’identità capace di farsi conoscere nel corso dell’ascolto. La presentazione e la chiusura dell’album si fanno apprezzare e contengono gli spunti più interessanti all’interno della mezz’ora abbondante di musica, mentre le due composizioni centrali “Sikinä” e “Huntu” non si riescono bene a inquadrare, hanno una durata ridotta che sfruttata in questo modo appare come un pesce fuor d’acqua, e non riesce a fare da collante tra i due estremi del disco. I tocchi ipnotici e in altri momenti monolitici mostrano comunque idee valide e strutturate, con la dinamica che la fa da padrona, peccato che ciò non riguardi la totalità dell’ascolto e quindi i Nostri non siano riusciti a sfruttare a pieno il potenziale che comunque comunque si può scorgere.
Pyhä Kuilu è un album che si districa tra luci e ombre, mostrando a tratti il potenziale di questo side project, senza riuscire mai a colpire totalmente nel segno. Pur non facendo gridare al miracolo, è un debutto che nasconde momenti intriganti e possenti, e conseguentemente la speranza che questi territori vengano esplorati dai nostri con maggior concretezza, nel caso questo progetto si faccia nuovamente sentire in futuro.
(Svart Records, 2025)
1. Alkiema
2. Sikinä
3. Huntu
4. Iätön