Postcards è un nome di rilievo della scena libanese indipendente; attivo dal 2012, il trio composto da Julia Sabra (voce/chitarra), Pascal Semerdjian (batteria) e Marwan Tohme (chitarra/basso), arriva oggi, 2025, al quinto album, il primo con la Ruptured Records di Beirut. Il disco è la perfetta fotografia di quello che rappresenta oggi la band, alle prese con il suo momento più oscuro e intenso di tutta la sua storia: gli ultimi anni sono stati tra i più complessi e duri per il Libano, e per la popolazione libanese. I Postcards hanno cercato di riassumere il caos dell’ultimo decennio, provando a renderlo tangibile, attraverso i dieci brani che compongono Ripe. La loro è sempre stata un’esistenza che ha avuto come compagna di viaggio la violenza di un territorio inquieto, e, proprio per far fronte a questa escalation di violenza ricorrente, hanno scelto di mettere in musica le loro idee, le loro scelte politiche, senza mai abbandonare l’idea di voler restare lì, dove sono nati. È per assurdo, qui, con questo album, che la band tocca il fondo dell’animo umano, in un nero in cui tutto è indistinguibile, che le loro idee, la loro forza, il loro coraggio brillano maggiormente.
Il disco è un susseguirsi di sensazioni che vanno a toccarci nel profondo, mostrandoci una band in costante crescita, che pare essere finalmente consapevole del proprio potenziale. A tratti ipnotico e dissonante, Ripe canta la perseveranza di un popolo che si muove tra speranza e disperazione da troppo tempo, e che non vede altro futuro, ma che continua a non perdersi d’animo. Un album che per quanto crudo non perde quella vena malinconica che da sempre contraddistingue i lavori del trio. Un album che canta la notte e la sua infinita durata, e che rischia di non vedere mai il sole sorgere. Un album che non mantiene una direzione univoca, ma che invece spazia attraverso momenti differentemente intensi, ma pur sempre riconducibili a un disegno di insieme piuttosto nitido, che si muove intorno all’idea di esaltare il dolore, e ci riesce, soprattutto nei momenti più intimisti, dove la voce di Julia Sabra, si rivela particolarmente calda e ammaliante.
Ripe rappresenta il top creativo della band, che sembra aver smussato tutti quei dettagli del passato e aver capito che cosa vuole fare da grande, e come arrivare a tale obiettivo. Il suono di un territorio che vorrebbe essere come tanti altri, in una terra arsa al sole, dove si staglia lontano (ma mai abbastanza) il rumore delle bombe che dilaniano la notte e infiammano le genti. Una città, la loro, ferita ma non uccisa.
(Ruptured Records, 2025)
1. I Stand Corrected
2. Dust Bunnies
3. Poison
4. Wasteland Rose
5. Nine
6. Colorblind
7. Ruins
8. Angel
9. Construction Site
10. Dark Blue